La strategia della tensione: un caso globale. Il terrorismo italiano nel contesto internazionale in un nuovo libro di Aldo Giannuli

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Veronica Bortolussi, Venezia –

Quando viene pubblicato un nuovo saggio di Aldo Giannuli, l’interesse è sempre, immancabilmente, elevato: da un lato, perché è ricercatore in Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano, dall’altro, perché è stato, negli anni, consulente delle Procure di Bari, Milano, Pavia, Brescia, Roma e Palermo, occupandosi di alcuni fra i fatti più drammatici del dopoguerra italiano, come le stragi di piazza Fontana (Milano) del 12 dicembre 1968 e di piazza della Loggia (Brescia) del 28 maggio 1974.

Il curriculum di Giannuli non finisce qui, anzi: dal 1994 al 2001, infatti, è stato collaboratore della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi (detta, comunemente e per ragioni di brevità, «Commissione Stragi»), contribuendo alla scoperta dell’«archivio di via Appia», contenente un numero considerevole di documenti non catalogati relativi all’Ufficio Affari riservati del Ministero dell’Interno.

Con un curriculum di questo calibro, è normale che il suo nuovo lavoro, La strategia della tensione. Servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale: un bilancio definitivo (Ponte alle Grazie, Milano, 2018) susciti un notevole interesse anche – e soprattutto – da un punto di vista storico. Volente o nolente, infatti, Giannuli si colloca, proprio per il suo contributo diretto alle indagini relative, in particolare, alla cosiddetta «strategia della tensione», nella storia dell’Italia repubblicana.

 

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In circa seicento pagine, lo storico cerca di colmare quella che definisce una «lacuna storiografica», ovvero la mancanza di «una visione d’insieme che colleghi i tanti episodi [della strategia della tensione] in un racconto logico e completo», ponendosi tre obiettivi principali: inserire la vicenda della strategia della tensione in Italia nel suo contesto politico nazionale e internazionale; riordinare l’enorme massa di informazioni che si è formata dagli anni Novanta in poi a opera della commissione parlamentare stragi e delle nuove istruttorie penali sulle stragi di Milano, Brescia, Italicus, Gioia Tauro; ma, soprattutto, capire perché si è prodotta la strategia della tensione e cosa ha lasciato.

La deformazione professionale dello storico traspare dall’andamento cronologico del saggio che traccia un profilo degno di nota soprattutto per il punto di vista internazionale, che spesso sconfina nella geopolitica, creando una vera e propria opera omnia sugli anni che vanno dal 1950 al 1975, periodo a cui si tende a riferire quando si parla della «strategia della tensione», includendone dunque non solo l’apice, ma anche la sua fase preparatoria, legata in particolare agli alti e bassi della Guerra Fredda, e quella finale.

La rilevanza internazionale del fenomeno, come Giannuli stesso sottolinea anche in un suo precedente volume, Bombe a inchiostro (Rizzoli, Milano, 2008), può essere compresa già dalla sua stessa definizione: l’espressione «strategia della tensione», infatti, fu coniata dal giornalista Leslie Finner che, sul numero del 7 dicembre1969 di The Guardian, evidenziava come

 

«in Italia era in preparazione un colpo di Stato, fomentato dal regime dei colonnelli greci, e preparato da una serie di attentati di cui incolpare la sinistra, così da produrre un riflesso d’ordine favorevole a un governo “forte”».

 

La Grecia diviene così uno dei protagonisti di questo lungo, documentatissimo racconto che non solo ricostruisce il «golpe dei colonnelli» ma riallaccia i fili stessi dei rapporti italo-ellenici: la crisi diplomatica innescata dalla visita in Italia di Andreas Papandreu è una delle questioni affrontate, dunque, ma lo è anche quella legata alla minaccia di espulsione dello Stato greco dal Consiglio d’Europa – sulla quale l’Italia, rappresentata dall’allora ministro degli Esteri Aldo Moro, fu chiamata a dare il suo parere –, senza dimenticare i rapporti tra l’estrema destra italiana e quella ellenica.

 

Manifestazioni in Italia contro la dittatura greca dei colonnelli

 

Per Giannuli, dunque, «la strategia della tensione non fu una dinamica solo italiana, ma internazionale» ed è per questo motivo che ampio spazio è riservato alla disamina di alcuni colpi di Stato come, oltre al caso greco, quelli argentino e cileno. Quest’attenzione è dovuta soprattutto alla sussistenza di «aspetti marcatamente simili, come la costante presenza dei servizi americani, la medesima logica strategica, e forti affinità tattiche», oltre che al tratto comune per eccellenza: il contrasto all’espansionismo territoriale sovietico e a quello – contemporaneo ma, a parere degli esponenti della destra italiana e internazionale, ancora più pericoloso – del pensiero comunista.

In questa ampia esposizione, l’Italia ha un ruolo centrale perché rappresenta «“il caso da manuale” per studiare la strategia della tensione a livello internazionale, sia perché fu il paese industrializzato in cui essa ebbe la sua manifestazione più virulenta, sia per la particolare posizione geografica del paese, sia, infine, per la particolare complessità della vicenda», ma anche perché si tratta di un

 

«periodo [che] presenta una sua unità e merita di essere considerato nella sua interezza, cogliendone la sua centralità nella storia repubblicana».

 

 

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Aldo Giannuli

 

È anche la consapevolezza del fatto che si sia trattato «di uno scontro fra alcune cordate di potere sia nazionali che internazionali diverse e contrapposte ma non molto numerose» ad aver spinto lo storico Aldo Giannuli alla stesura di questo imponente saggio che ha, senz’alcun dubbio, il merito di aver saputo cogliere e raccontare il lato extraterritoriale della «strategia della tensione» che non fu, dunque, un fenomeno tipicamente italiano, ma addirittura globale.

 

A. Giannuli,
La strategia della tensione. Servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale: un bilancio definitivo
Ponte alle Grazie, Milano, 2018
pp.