I mostri dal medioevo all’età moderna: prodigi, meraviglie, errori

mostri

Mara Caron – Venezia

Il cronista fiorentino Matteo Villani descrisse nella sua Cronica un evento assai particolare: correva l’anno 1348 e a Prato, nel mese di agosto, era nato un bambino con una sola testa e due corpi ben formati; una creatura “mostruosa e maravigliosa” che forse preannunciava prossime sciagure alla popolazione. Qualche decennio prima, il fratello Giovanni aveva scritto della nascita nel gennaio 1317 in Valdarno di un neonato molto simile a quello descritto da Matteo e aveva aggiunto che i priori di Firenze si erano rifiutati di vederlo perché presagio di futuro danno.

I mostri non erano necessariamente entità reali: spesso popolavano i bestiari medievali ed erano chiaramente frutto della fervida immaginazione umana; altre volte comparivano nei trattati come esemplari di fantastiche popolazioni ai confini del mondo. Ma in alcuni casi, dietro alle mirabolanti descrizioni del loro aspetto sconcertante, si nascondevano bambini reali nati con gravi deformità e destinati quasi sicuramente a una rapida morte.

Che si trattasse di esseri reali o fittizi, i mostri destarono stupore, orrore e curiosità negli osservatori di tutte le epoche e queste reazioni caratterizzarono l’immaginario occidentale dall’antichità fino alle porte della contemporaneità.

Prodigi - mostri

Segni divini e prodigiosi

Fin dall’antichità la nascita di bambini affetti da gravi deformità era fonte di sconcerto per tutta la società, in quanto era opinione diffusa che queste creature fossero terribili segni divini. La stessa parola monstrum, secondo molti autori antichi e medievali, derivava da due verbi latini: monere (ammonire) e monstrare (indicare), a riprova del loro carattere prodigioso e simbolico. L’aura divina che li permeava non scomparì con l’avvento della cristianità: per Isidoro da Siviglia e Sant’Agostino essi erano la manifestazione dell’ordine sovrannaturale voluto da Dio e la loro esistenza acquisiva significato solo in quanto volere divino imperscrutabile.

Dalla fine del XV secolo le creature mostruose diventarono un fenomeno di grande interesse in ambito europeo a seguito di un’incredibile proliferazione editoriale dei testi che ne trattavano: in questo contesto erano pensati come parte di un sistema di segni che consistevano in modificazioni del corso regolare della natura la cui interpretazione preannunciava eventi futuri di portata straordinaria (fra questi segni vi erano anche apparizioni celesti, eruzioni vulcaniche, alluvioni ecc.). I mostri si prestavano così a diversi tipi di lettura: morale, allegorica, ma anche profetico-apocalittica e politico-religiosa.

Un simile tipo di analisi fu largamente utilizzato in periodi particolarmente concitati e densi di avvenimenti, come negli anni di regno dell’imperatore Massimiliano I e durante le lotte confessionali che seguirono l’avvento del movimento luterano: è esemplare il caso del vitello-monaco o mostro di Sassonia, un feto deforme rinvenuto nel ventre di una vacca nel 1522 a Freiberg (in Sassonia) e riprodotto per tutto il XVI secolo in lettere, fogli volanti, pamphlet e trattati di ogni tipo e lingua. Anche l’iconografia relativa al papa-asino ebbe una grande fortuna editoriale: questo mostro, che si diceva essere stato rinvenuto nel 1496 lungo le rive del Tevere ma che probabilmente non era mai esistito, offrì lo spunto a Filippo Melantone per una violenta invettiva anti-papale e fu accostato al vitello-monaco (oggetto a sua volta di una lettura allegorica e anticlericale da parte di Lutero) in un pamphlet pubblicato nel 1523 e tradotto negli anni successivi in diverse lingue.

Papa-asino e vitello-monaco

Meraviglie ed errori della natura

L’attribuzione ai mostri di un’aura sovrannaturale si traduceva in un atteggiamento di rifiuto e repulsione, come si è visto nel caso dei priori di Firenze di cui scrisse Giovanni Villani. Ma queste creature non sono sempre state considerate sotto una luce negativa: già Aristotele ne aveva rigettato una lettura di carattere divinatorio e aveva individuato la causa della loro generazione nel malfunzionamento dei meccanismi biologici e fisiologici, ricollocandoli in ultima istanza in un contesto naturale. D’altronde una simile spiegazione non ne escludeva altre, cosicché spesso accadde che un parto mostruoso venisse ricondotto contemporaneamente a molteplici cause (fisiologiche, astrologiche, sovrannaturali).

Una concezione naturalizzante della mostruosità attenuava il senso di terrore che essa esercitava e favoriva invece un atteggiamento di curiosità e fascino: proprio nel corso del XVI secolo s’intensificò la pratica di collezionare oggetti che destavano meraviglia per la loro esoticità o peculiarità. Nobili e principi raccoglievano i più singolari mirabilia e li esponevano nelle Wunderkammern, le celeberrime “stanze delle meraviglie” nelle quali non di rado comparivano anche alcuni esemplari di mostri conservati nei modi più disparati.

La mostruosità affascinava anche e soprattutto gli uomini di scienza e i filosofi, per i quali essa era la prova della potenza creatrice della natura e delle sue infinite possibilità: al pari di un artigiano, la natura giocava e si dilettava a inventare le forme più spettacolari allontanandosi così dal suo corso regolare e concedendosi, di tanto in tanto, alcune bizzarrie. Si tratta di una concezione dell’ordine naturale destinata a soccombere a partire dal XVIII secolo di fronte alla tendenza a regolarizzare la natura che non ammetteva deroghe alle rigide leggi secondo cui essa funzionava. Nel 1703 Bernard de Fontenelle, filosofo, avvocato e membro della Académie Royale des Sciences di Parigi, ebbe modo di scrivere che “i filosofi sono persuasi che la natura non giochi, che segua sempre e inviolabilmente le stesse regole e che tutte le opere siano, per così dire, serie. Ve ne possono essere di straordinarie, ma non di irregolari”. Secondo questa concezione i mostri erano creature peculiari, ma perfettamente spiegabili nei termini di un malfunzionamento delle regole che reggevano il normale corso della natura: dunque non meraviglie, bensì errori.

Liber chronicarum - mostri

La triste realtà dei bambini mostruosi

Che si trattasse di segni divini, meraviglie o rifiuti della natura, i mostri erano in ogni caso marginalizzati dal resto della società umana: questo era particolarmente vero nel caso dei bambini mostruosi, le cui sorti non erano affatto felici. La nascita di creature gravemente malformate doveva essere particolarmente traumatica per le madri, in un’epoca in cui la maternità costituiva la primaria ragione d’essere del genere femminile e il suo principale dovere: purtroppo poco o nulla è rimasto delle reazioni e dei sentimenti di queste donne.

Anche la sorte dei bambini mostruosi appare oggi altrettanto silenziosa, ma non è impossibile ricostruirne i tratti principali. Spesso le malformazioni di cui soffrivano era letali: in alcuni casi, le descrizioni di queste nascite straordinarie sono sufficientemente dettagliate e realistiche per ipotizzare di quali malattie soffrissero questi infanti, non di rado si trattava di sindromi che ne determinavano la morte entro breve tempo. Non era però infrequente la pratica di infanticidio, a maggior ragione nei confronti di neonati mostruosi: che fosse per soffocamento o per inedia, laddove non sopraggiungeva una morte naturale interveniva la mano umana. E se anche le condizioni di salute di questi bambini erano tali per cui non era da escludersi la loro sopravvivenza, essi erano destinati il più delle volte a un’esistenza itinerante, fatta di estenuanti tappe in giro per le città e le campagne: venivano esposti nelle fiere, nelle piazze e nelle taverne e per qualche spicciolo la gente poteva ammirarne l’incredibile aspetto.

Petrus Gonsalvus

Non mancano alcune sporadiche attestazioni di umanità e pietà nei confronti di queste creature, specie nelle corti, dove alcuni individui mostruosi potevano trovare la protezione di qualche mecenate e ricevere addirittura un’ottima istruzione. È il caso, ad esempio, di Pedro Gonzalez, originario di Tenerife e affetto da ipertricosi (a causa della quale era interamente ricoperto di pelo) che venne presentato alla corte di Enrico II nel 1547: ebbe la possibilità di studiare le discipline umanistiche e il latino, si sposò ed ebbe numerosi figli.

 

Le letture consigliate:

L. Daston e K. Park, Le meraviglie del mondo. Mostri, prodigi e fatti strani dal Medioevo all’Illuminismo, Carocci, Roma, 2000 (ed. or. 1998)

C. C. Kappler, Demoni, mostri e meraviglie alla fine del Medioevo, Jouvence, Milano, 2019

L. Montemagno Ciseri, Mostri: la storia e le storie, Carocci, Roma, 2018

M. Schianchi, Storia della disabilità: dal castigo degli dei alla crisi del welfare, Carocci, Roma, 2012