Isabella e Lucrezia, “Le nemiche”: il potere femminile nel Rinascimento italiano

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Vanessa Genova, Catania –

 

Il prezzo della sopravvivenza coincideva con la rinuncia definitiva al sogno di amare ed essere riamata.
Questa, la vendetta di Isabella dEste.
Questo, lamaro destino cui Lucrezia Borgia non sarebbe mai sfuggita.

 

Lungo il corso del Rinascimento italiano, il ruolo sociale delle donne subì una profonda trasformazione: da “pedine” in balìa delle politiche maschili, le nobildonne rinascimentali, pur rimanendo ancora incatenate in una posizione di subalternità, assunsero sempre di più un ruolo preponderante nelle dinamiche politiche e culturali della società cinquecentesca.

Il secolo rinascimentale fu, dunque, di un periodo di transito tra l’esaurirsi della misoginia di origine medievale e il fiorire di un’ottica umanistica, nella quale le donne finirono per incarnare simbolicamente i valori di quel moderno equilibrio tra la ricerca della perfezione d’ispirazione classica e il bisogno di esibire una originalità dissacrante.

Qualità, queste, che caratterizzarono le due maggiori figure femminili dell’Italia del Cinquecento: Isabella d’Este e Lucrezia Borgia, le protagoniste del nuovo romanzo di Carla Maria Russo, Le nemiche, pubblicato da Piemme lo scorso 19 ottobre.

 

Si tratta di un romanzo storico in cui l’autrice ha ricostruito le complesse vicende che coinvolsero – in un arco temporale che va dal 1501 al 1559 – le più importanti casate del Cinquecento italiano: gli Este, i Gonzaga e i Borgia.

Gli scontri politici – e sentimentali – che segnarono le dinamiche storiche di queste illustri dinastie, trovarono il loro fulcro simbolico – secondo l’interpretazione dell’autrice – nell’inimicizia che legò le figure di Isabella d’Este e Lucrezia Borgia. Le due nobildonne, pur essendo state molto diverse tra loro, condivisero infatti un comune obiettivo: prevalere l’una sull’altra.

Tiziano, La bella (1536)

Il romanzo inizia dall’evento che porterà le strade di Isabella e Lucrezia a incrociarsi: nell’estate del 1501, papa Alessandro VI Borgia e il duca di Ferrara, Ercole d’Este, decisero, senza non pochi contrasti, di combinare un matrimonio tra i figli Lucrezia e Alfonso d’Este, l’erede del ducato di Ferrara e fratello di Isabella.

In tal senso Le nemiche, attirando l’attenzione del lettore sulle vite e sui ruoli delle due grandi nobildonne delle case Este e Borgia, può essere considerato un romanzo quasi del tutto orientato al racconto di un’Italia moderna “al femminile”; eppure l’autrice è riuscita a tessere, attorno alle vicende di Lucrezia e Isabella, le storie dei grandi personaggi maschili del Cinquecento italiano, che catturano l’interesse del lettore pur senza oscurare le due protagoniste.

All’interno del romanzo si racconta del cardinale Ippolito d’Este; del sanguinario Cesare Borgia (detto Il Valentino); del marchese di Mantova, Francesco Gonzaga; e si racconta anche del figlio illegittimo del duca Ercole d’Este, Don Giulio, il quale ricoprirà un ruolo particolare in questa storia.

Lo sfondo politico del romanzo, rappresentato dalle vicende delle signorie di Mantova e Ferrara e dello Stato della Chiesa, fa da contrappunto alle contrastanti manifestazioni sentimentali dei protagonisti: gli amori, le invidie, le  passioni, i tradimenti e le conseguenti vendette, ma soprattutto le gelosie, che spesso tendono a trasformarsi in grandi atti di violenza.

In una recente intervista ai microfoni di Rai Letteratura, Carla Maria Russo ha, appunto, affermato:

 

Rispetto il dato storico e cerco di ricostruirlo bene. È una delle mie grandi passioni la ricostruzione di una società che non conosciamo, di un momento diverso da quello che stiamo vivendo. All’interno dei documenti e dei dati storici, che io possiedo, c’è la mia interpretazione, perché il dato storico è un freddo dato impersonale: devi metterci tu la tua anima e il tuo cuore, lo devi interpretare, e attraverso questo cercare di penetrare il cuore e l’animo dei tuoi personaggi.

 

Il mondo de Le nemiche pone, quindi, in primo piano le donne del Rinascimento, presentate dall’autrice come precorritrici dei tempi moderni, in sfida contro il conformismo sociale e propense ad assumere un carattere “libertino”: in tal modo, Isabella d’Este appare, nel romanzo, come un’amante dell’arte classica e della cultura umanistica, avente un’eccezionale talento per la politica; Lucrezia Borgia, invece, viene dipinta come una giovane nobildonna che, nel tentativo di rivaleggiare con l’illustre cognata, crea uno stile originale e d’avanguardia nell’abbigliamento.

 

Ma, storicamente, chi furono Lucrezia Borgia e Isabella d’Este?

 

Isabella dEste, nata nella signoria di Ferrara il 17 maggio 1474, dal duca Ercole I d’Este e da Eleonora d’Aragona – figlia di Ferdinando I sovrano del Regno di Napoli – pur essendo la primogenita della casata, fu esclusa dalla successione perché figlia femmina. Alla tenera età di 4 anni, il padre le combinò il matrimonio con il nobile Francesco II Gonzaga, erede della signoria di Mantova; le nozze furono celebrate nel 1490, appena Isabella raggiunse l’età di 16 anni.

Intelligente e raffinata, Isabella d’Este ricevette una formazione educativa caratterizzata da modelli umanistici e fu un’amante delle lettere, delle arti classiche e della musica, come testimonia il suo carteggio negli anni 1496-1515 con Lorenzo da Pavia, un costruttore di strumenti musicali che, oltre a ricevere commissioni dalla marchesa di Mantova, aveva il compito di reperire oggetti preziosi per la sua collezione nel suo studiolo nel castello di San Giorgio e di tenerla in contatto con i grandi artisti del tempo, come Bellini, Mantegna, Perugino e Da Vinci (il carteggio, insieme ad altre 30.000 lettere, è conservato nell’Archivio Gonzaga dell’Archivio di Stato di Mantova).

In poche parole, Isabella fu una delle maggiori artefici dello splendore artistico della corte mantovana, che poteva contare la presenza di illustri figure intellettuali quali Ariosto, Leonardo (che le dedicò un noto ritratto a carboncino), Raffaello, Boiardo, Trissino, Castiglione, Perugino e molti altri.

Non è un caso se, nelle cronache d’età moderna e contemporanea, Isabella viene spesso definita “la Primadonna del Rinascimento”.

Il suo rapporto con il marito Francesco, un uomo dal carattere e dai gusti molto diversi da Isabella, nonostante tutto fu equilibrato: il marchese, amante dell’azione, si dedicò alle armi e alla guerra; e Isabella, in assenza del marito, si dedicò alle questioni politiche ed economiche della signoria, dimostrandosi una valida governante e attirando la stima di molti nobili del tempo.

Anche Francesco non nascose mai la sua ammirazione per le abilità politiche della moglie, sebbene non si curò di rispettarla dal punto di vista matrimoniale: il suo rapporto extraconiugale più noto fu quello intrattenuto con Lucrezia Borgia, la moglie del cognato Alfonso d’Este e la “nemica” della moglie Isabella.

Nonostante il senso di tradimento, Isabella riuscì a gestire la spiacevole situazione con raffinatezza e contegno, mantenendo rapporti formali e indifferenti sia con la cognata Lucrezia sia con il marito Francesco.

Isabella d’Este morì nel febbraio 1539, dopo un viaggio a Venezia; la sua ultima volontà fu quella di essere sepolta con poche cerimonie nella chiesa del convento di S. Paola.

 

Lucrezia Borgia

 

Lucrezia Borgia nasce nell’aprile 1480 da un rapporto illegittimo tra Rodrigo Borgia – successivamente eletto pontefice sotto il nome di Alessandro VI – e Vannozza Catanei. Lucrezia rappresenta una delle figure femminili più discusse ed emblematiche del panorama rinascimentale italiano.

Cresciuta a Roma, tra la corte papale e il convento di San Sisto, apprendendo un’educazione umanistica molto rudimentale, fin da piccola Lucrezia divenne vittima dei giochi politici del padre e del fratello Cesare Borgia (detto il Valentino), i quali la diedero in sposa prima a Giovanni Sforza, signore di Pesaro, poi, dopo l’annullamento del matrimonio, ad Alfonso Aragona, principe di Salerno e figlio illegittimo di Alfonso II sovrano di Napoli.

Il secondo matrimonio finì in tragedia poiché, conseguentemente a un cambiamento di alleanze della casa Borgia, Alfonso Aragona fu fatto uccidere dallo stesso cognato Cesare, con l’obiettivo di favorire i negoziati per una nuova alleanza con la Francia.

Il terzo matrimonio di Lucrezia con Alfonso d’Este fu il più duraturo: celebrato nel 1501, dopo lunghe trattative tra la famiglia Borgia e casa d’Este – in cui la stessa Lucrezia partecipò attivamente, come testimonia la breve corrispondenza tra la Borgia e il duca Ercole d’Este – esso fu accompagnato da grandi festeggiamenti e Lucrezia fu accolta con gioia dalla città di Ferrara.

L’unione matrimoniale con gli Este, dal punto di vista dei Borgia, assunse un significato politico ben preciso, poiché avrebbe dovuto garantire non solo un’importante alleanza con un grande Stato come quello di Ferrara, ma avrebbe anche favorito il consolidamento e il mantenimento delle conquiste di Cesare contro le pretese veneziane. Probabilmente, tali motivi spinsero la famiglia Borgia ad accettare di pagare un’altissima dote pur di portare a termine l’alleanza matrimoniale con gli Este.

La corte di Ferrara fu un grande stimolo per Lucrezia nel suo percorso verso il mecenatismo: divenuta precorritrice di mode, collezionista d’arte e progettista, col tempo Lucrezia iniziò a circondarsi di poeti, artisti e intellettuali di ogni genere, rivaleggiando con la corte mantovana dell’illustre cognata Isabella d’Este.

Molti, troppi, pettegolezzi circondarono la figura di Lucrezia, legati soprattutto al periodo del suo soggiorno a Ferrara, dei quali Carla Maria Russo fa cenno nel suo romanzo: si racconta, per esempio, della liaison dangereuse che legò Lucrezia al grande umanista Pietro Bembo e dell’ardente passione carnale con il cognato Francesco Gonzaga, marito di Isabella.

Raffaello Sanzio, Pietro Bembo giovane (1503-1504)

Da tali pettegolezzi scaturirono, col tempo, vere e proprie leggende attorno il nome di Lucrezia Borgia: già le cronache e i libelli cinquecenteschi di noti autori di quel tempo, come Sannazaro, Pontano, Guicciardini, il vescovo Johannes Burckardt (autore del Liber notarum), misero in circolo invenzioni quali, per esempio, quella del Sannazaro, che definì Lucrezia “figlia, moglie e nuora” del pontefice, riferendosi alla nota accusa della sua relazione incestuosa con il padre. O quelle che dipinsero la duchessa di Ferrara come una seducente assassina, la femme fatale del Rinascimento italiano, complice – e amante – del padre e del fratello Cesare.

A partire dall’Ottocento, numerosi studiosi hanno tentato di ridimensionare le storiche black legends su Lucrezia. Un esempio è rappresentato dallo storico tedesco Ferdinand Gregorovius, il quale scrisse, nella sua biografia del 1874 dedicata alla rampolla di casa Borgia:

 

Per propria esperienza, [Lucrezia] poteva già sapere che abominevole mondo fosse quello, nel quale viveva. […] Sbagliano però quei che credono ch’essa, o altri a lei simili, lo vedessero e giudicassero così come lo facciamo noi oggi o forse fecero alcuni pochi, animati allora da sentimento più puro. […] S’aggiunga per di più, che in quel tempo i concetti della religione, della decenza e della moralità non erano gli stessi che oggi prevalgono.
(Lucrezia Borgia. La leggenda e la storia, ed. italiana trad. da Luigi Quattrocchi, Milano, Messaggerie Pontremolesi, 1990)

 

La figura di Lucrezia Borgia resta, tuttavia, emblematica e ambigua, una degna rappresentazione del secolo più innovativo, violento e oscuro, quale fu il Cinquecento rinascimentale.

L’aspetto che, probabilmente, colpisce maggiormente nella storia delle due protagoniste de Le nemiche è il ribaltarsi della loro iniziale condizione misogina: due abili donne, Lucrezia e Isabella, le quali, da “oggetti” delle strategie dei genitori, seppero guadagnarsi il rispetto degli uomini più importanti del tempo e influenzarono profondamente la cultura rinascimentale italiana.

M. Russo
Le nemiche
Milano, Piemme, 2017
pp. 353