Alle radici del Molise: Bojano e il Sannio Pentro, tra passato e presente

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Angelica Calabrese, Isernia –

La cittadina molisana di Bojano sorge ai piedi del Matese e conta poco più di 8.000 abitanti che, come avremo modo di vedere, vivono in una terra ricca di Storia, paradigma – nel suo piccolo – dei processi di integrazione di ampio respiro.

 

Bojano, tra storia e presente

Fondata intorno il VII secolo a.C., venne colonizzata dai Sanniti, diventando ben presto un importante centro di tale popolo. Dopo la battaglia avvenuta tra Romani e Sanniti proprio nei pressi di Bojano, combattuta nel 305 a.C, il borgo fu distrutto. Tornò ad essere un territorio florido solamente nel VI secolo d.C, quando fu fondata la diocesi collegata a Campobasso. In seguito, venne elevata a capitale del Ducato di Benevento e poi contado di Molise, divenendo possesso di vari signori campani. Il terremoto del 1805 sancì l’inizio di un periodo difficile per le sorti della città. Durante il secondo conflitto mondiale, a Bojano fu costruito un campo di internamento.

Perché focalizzarmi su Bojano? Posso vantare il piacere di provenire dal Molise, terra tanto bella quanto sconosciuta: sovente, infatti, mi sono imbattuta nella sempiterna battuta “ma allora il Molise esiste!”. Queste battute, oltre a generare un sano moto ironico, spesso mi fanno venire in mente le parole di Oreste Gentile, contenute all’interno della prefazione al suo Il Sannio Pentro. Dalla civitas di Bojano alla contea di Molise (Editoriale Rufus, Campobasso, 1991).

 

Quale storia raccontiamo ai nostri figli? È l’interrogativo che mi pongo tutte le volte che ho l’opportunità di leggere un libro o un articolo, pubblicato dai periodici o dagli almanacchi regionali, riferito alla storia medievale del Molise”.

 

Lo storico molisano da sempre indaga sull’origine e le tradizioni del suo paese natale, Bojano, confutando, postulando  e  avanzando tesi. Una ricerca  approfondita, dettagliata, minuziosa disegnata  mediante una ricerca archivistica , ma anche da fedelissime testimonianza  che come vedremo, spiegano la singolare origine etimologica del nome “Molise”.

 

 

Gentile, che ha saputo combinare la sua passione alla sua professione, rappresenta un vero punto di riferimento per la comunità matesina. E’ stata infatti sua l’idea dell’ormai consueto appuntamento estivo con il Ver Sacrum, la primavera sacra, e della rappresentazione “Rodolfo de Moulins”, che coinvolge la popolazione del luogo e dei paesi limitrofi. Due appuntamenti con la storia, che rinsaldano il profondo legame tra uomo e terra e di cui ho piacere di raccontarvi.

 

Tra storia e tradizione

Il Ver Sacrum, che si svolge annualmente nel mese di agosto, rappresenta la rievocazione di una ricorrenza tipica tra i popoli italici e precedeva la nascita di nuove colonie. A centinaia, bojanesi e non, prendono parte annualmente a questo tradizionale rito con una lunga processione, che si snoda per la città con in testa il fedelissimo bue, a ricordo dell’esemplare che, secondo la tradizione, si fermò dove scorreva l’acqua del Biferno.

In altre parole, il luogo ove, successivamente, sorgerà Bojano stessa. In questa manifestazione, recitata e ballata, si mettono in risalto le caratteristiche delle antiche popolazioni, quali: il sacrificio agli dei, il distacco dei giovani dai genitori per fondare nuove contee, la guerra, la presenza di un animale totemico che guidava i viaggi – che, in questo caso specifico, si tratta appunto del bue.

Il ver sacrum, come ricordato da Oreste Gentile,

 

“ricorda la migrazione dei popoli di origine Safina/Sabina/Sabella/Sannita tra XII-X secolo a. C. dalla Sabina verso i territori centro meridionali della penisola italica (non ancora chiamata Italia) per dare origine ai: Piceni, Vestini, Marrucini, Equi, Marsi, Peligni, Frentani, Carecini, Pentri, Caudini, Irpini e Lucani. I giovani seguirono un animale sacro o un simbolo totemico: picchio, bue, lupo che diede il nome ai Piceni e agli Irpini. Fecero eccezione i Pentri: la loro capitale, BOVAIANOM prese il nome del BUE, NON il popolo il cui nome derivò dal celtico pen- che significa sommità, quelle delle colline e delle montagne ove stabilirono i loro insediamenti.”

 

Gentile, infatti, ne Il Sannio Pentro, offre anche precise e puntuali delucidazioni sull’utilizzo di alcuni sostantivi di provenienza.

 

“Oggi, per la vana gloria di legare il proprio territorio, la propria città all’antica civiltà italica dei Samnites” scrive Gentile “si usa e si abusa indiscriminatamente dei termini Sannio, Pentri, e degli aggettivi di derivazione: sannita, sannitico, pentro, pentrico. Chi oggi abita la nostra Regione o quelle limitrofe, facenti parte dell’antico territorio dell’Irpini, dei Caudini, dei Frantani, e delle tribù già citate” precisa ancora lo storico “è sannita-pentro, sannita-irpino, sannita-caudino, sannita-frentano.”

 

Un momento della manifestazione del Ver Sacrum che si tiene a Bojano ogni anno.

 

Bojano tra caduta dell’impero e medioevo

Verso la fine dell’età imperiale, l’attuale Molise comprendeva gran parte del territorio dei Sanniti-Pentri che, escludendo i Frentani di Larino, facevano parte della IV Regione augustea, denominata “Samnium”, assieme  alle tribù dei Carecini, dei Frentani di Lanciano, dei Marrucini, dei Vestini, dei Peligni, dei Marsi, degli Aequi e dei Sabini.

Prima capitale del Sannio Pentro, con il nome di Bovaianom, in seguito colonia romana (l’antica Bovianum), Bojano riuscì ad imporsi nella storia nonostante le invasioni barbariche e le calamità che si abbatterono sulla sua popolazione.

La sua storia medievale inizia, dopo gli omonimi gastaldati longobardi, con l’istituzione della contea longobardo-franca di Bojano a partire dal 1032 circa, periodo in cui  nel Sannio Pentro  si registrano anche le contee di Venafro, Isernia, Trivento, Larino e Termoli. La contea di Bojano con l’avvento dei Normanni e con la loro particolare organizzazione politica e amministrativa, riuscì ad espandersi a danno di quelle vicine.

Il suo territorio venne amministrato dai conti appartenenti alla nobiltà beneventana, fino a quando non arrivò Rodolfo de Moulins. Quello stesso Rodolfo che, come ci tramandano le cronache, fu catturato dai militi a servizio dell’abbazia di Montecassino – il nobile normanno, assieme ai suoi seguaci, vi si era recato, opportunamente spogliatosi dell’armatura, per pregare.
Con ogni probabilità, il nobile normanno fu scagionato da Drogone, conte di Puglia, con l’ausilio di Guaimario di Salerno.

Rodolfo de Moulins, il cui nome veniva tramandato anche come Raul, oppure Rao di Molisio , fu il primogenito di Guimondo II, signore del Castrum di Moulins, Bonsmoulins e di Vernemil. Fu tra i personaggi più in vista dell’aristocrazia dell’epoca, seppur la sua figura fu offuscata successivamente da quella degli Altavilla.

 

La contea di Bojano nel 1142 (sotto il conte Ugo II)

 

Compagno d’armi di Roberto il Guiscardo, nel 1053 Rodolfo di Moulins era già titolare della contea, avendola ricevuta in dote dalla contessa Maria, ricca proprietaria terriera figlia del conte Roffrid, che, come ricorda Gentile, “nell’anno 1003 fece donazione dei suoi beni siti infra finibus Bojani”, a riprova del ruolo avuto nella società dell’epoca.

Il conte Rodolfo fu definito dal cronista Apuliense uomo ricco di coraggio e di virtù. Onesto e abile diplomatico, era molto legato all’Abbazia di Montecassino, tanto che decise di ritirarvici prima della morte e ivi fu sepolto. Suo figlio, il conte Ugo I, seppe annettere alla contea di Bojano la contea di Venafro, la “terra Burrellensis” e parte della contea di Trivento e di Larino.

Con il conte Ugo II, figlio del conte Simone de Molinis o de Molisio e genero del re Ruggero II del regno normanno di Sicilia, la vasta contea di Bojano, una tra le più importanti del Regnum, nell’anno 1142, prese il nome di contea di Molise per ricordare il “cognomine” della famiglia normanna proveniente dal castrum normanno di Moulins, oggi Moulins – La Marche.

Pertanto, non è corretto continuare a sostenere che Molise derivi da “mulino”, “mola” o dal nome del piccolo borgo Molise (da non confondere con il nome della regione, ancora esistente), come anche specificato da Gentile.

Al di là dei discorsi di carattere semantico, c’è da annotare un’ulteriore osservazione: la storia di Bojano è, infatti, intimamente legata a quella di una famiglia Normanna i cui membri, integrandosi pacificamente con i residenti posero, forse inconsapevolmente, la “prima pietra” di quella integrazione tra popoli che oggi è a base dell’Unione Europea.

Nel rendere grande e potente la loro contea, che comprendeva il territorio del Sannio Pentro e parte del territorio del Sannio Frentano, il loro peregrinare contribuì a plasmare il nome di una regione italiana: il Molise.