Che cos’è la bibliologia? Come approcciarsi alla storia del libro in un nuovo saggio di Andrea De Pasquale

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Luca Scuro, Venezia –

In una delle tante botteghe di Venezia nella seconda metà del XV secolo, chino nel suo studio, vi è un copista, dal nome Filippo della Strada, intento a scrivere una pomposa lettera indirizzata al Doge. Nella missiva mette in guardia la massima autorità veneziana dai pericoli legati alla diffusione della stampa, si erge persino come crociato a difesa della lingua latina di cui profetizza la decadenza per colpa delle nuove stampe in volgare, est virgo heac penna, meretrix est stampificata ovvero: “è pura se con la penna, meretrice invece se a stampa”.

La paura del copista è più comprensibile: teme di perdere il proprio lavoro a causa dell’invenzione di Johannes Gutenberg che in quegli anni a Venezia sta per venire rinnovata dal famoso editore Aldo Manuzio.

Oggi nell’era del computer, dell’umanesimo e dell’editoria digitale lo studio della storia del libro è sempre più materia di pochi studiosi che perseverano nello scoprire, descrivere, catalogare e conservare il patrimonio librario, specialmente il libro antico, il precursore dei libri attuali che sfogliamo e utilizziamo tutti giorni per leggere e studiare.

Ma soprattutto è importante realizzare che il formato libro è stato finora il supporto principe per raccogliere e tramandare la conoscenza, che Borges non a caso ha rappresentato nella sua Biblioteca di Babele.

 

 

Che cos’è la bibliologia? È una bella domanda, sicuramente sarà spontaneo rispondere: “è una materia legata allo studio del libro”, il che è parzialmente corretto ma allo stesso tempo travisa una disciplina all’interno delle scienze librarie che offre molto di più.

Nel libro Che cos’è la bibliologia (Carrocci, 2018) Andrea De Pasquale –  storico formatosi all’ all’École Pratique des Hautes Études di Parigi, oggi detentore della cattedra di Bibliologia alla Sapienza e direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma – risponde con precisione metodologica e scientifica a tale domanda:

 

Con il termine bibliologia intendiamo la disciplina che studia l’antica produzione a stampa non per il contenuto semantico che trasmette, ma come oggetto e manufatto, risultato di un complesso e raffinato processo tecnologico ce si è evoluto, anche se non di molto nel corso dei secoli.

 

Dunque è lo studio dei materiali, delle tecniche tipografiche dalla metà del XV secolo al 1830 data in cui le tecniche di stampa e fabbricazione della carta diventano meccaniche (come la linotype di Ottmar Mergenthaler del 1881).

 

 

Il compito della bibliologia è di ricostruire la copia ideale, cioè di descrivere attraverso un processo induttivo ed ipotetico, a partire dagli esemplari sopravvissuti, l’edizione comprensiva di tutte le sue emissioni e varianti, cercando di comprendere il percorso seguito dall’edizione all’interno della bottega tipografica.

Inoltre la bibliologia si occupa anche di studiare il libro come oggetto di consumo nel mercato della sua epoca. Studio dunque di un prodotto/oggetto a stampa che non è realizzato in serie (di cui esistono multipli identici), ma come qualcosa di unico, avendo assunto prima in tipografia e poi sul mercato delle caratteristiche che lo rendono irrepetibile.

Poiché le forme tipografiche dell’epoca non erano fisse, ma venivano ricomposte – caratteri a stampa mobili – per ogni singola pagina, rendendo quindi ogni edizione unica considerando che le ristampe spesso includevano correzioni di refusi, ribaltamenti di contenuti, integrazioni e chiarimenti.

 

 

Come molte altre discipline anche la bibliologia ha avuto nel corso della sua storia diverse interpretazioni ed accezioni a livello metodologico/scientifico, la più comune è come termine omnicomprensivo per indicare la totalità (o svariate) altre branche delle scienze del libro, quali la biblioteconomia, bibliografia, storia del libro, codicologia, ecc.

La poliedricità delle competenze della bibliologia fa sì che essa abbia interconnessioni e rapporti con le altre discipline che studiano il libro, ma essa è fermamente una scienza autonoma che lavora a braccetto con la storia del libro e delle biblioteche. Una ricostruzione molto curata delle origini del termine bibliologia è presente nel libro, in cui l’autore recupera e ricostruisce le origini del termine bibliologia, restituendo come risultato finale una definizione deontologica della materia.

A completare questo piccolo manuale vengono trattati anche i vari rapporti che la bibliologia intrattiene con gli standard di catalogazione attuali (ISBD) e il rapporto fra l’informatica e la materia. Il libro si conclude infine con capitolo dedicato ad una breve sintesi sugli elementi della descrizione del libro antico, che insieme alle appendici sulla descrizione fisica degli esemplari fornisce un breve assaggio della disciplina direttamente ai lettori.

 

 

In conclusione il libro di Andrea De Pasquale rappresenta una piccola ma preziosa aggiunta al ricco catalogo di Carocci sulle scienze librarie. Una lettura consigliata soprattutto ai neostudenti universitari delle facoltà umanistiche che si approcciano per la prima volta in particolare a materie quali la storia del libro, la codicologia, la bibliografia e biblioteconomia.

 

Andrea De Pasquale
Che cos’è la bibliologia?
Roma, Carocci, 2018
pp. 144