La strana lotta tra PCI e terrorismo rosso: L’infiltrato di Vindice Lecis

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Jacopo Bernardini, Pisa –

Durante gli anni settanta, i cosiddetti “anni di piombo” della nostra Repubblica, il Pci fu in prima linea nella battaglia contro il terrorismo di matrice comunista. Il libro di Vindice Lecis, L’infiltrato, pubblicato dalla casa editrice Nutrimenti nell’aprile del 2016, “nasce” idealmente il 18 ottobre 1976, con la creazione, nella Direzione del Pci, della “sezione problemi dello Stato” guidata dall’onorevole Ugo Pecchioli: per il braccio destro di Berlinguer l’obiettivo era cercare di comprendere approfonditamente tutta l’area dell’eversione ed avviare un rapporto di collaborazione con la magistratura e le forze dell’ordine. In quel periodo Pecchioli si mise d’accordo con Carlo Alberto dalla Chiesa, incaricato di coordinare l’offensiva anti-terroristica, per dare vita ad una importante operazione segreta: l’infiltrazione di un militante del partito all’interno di una organizzazione eversiva. Un episodio, accertato e documentato, che non ha mai avuto un’adeguata considerazione: tale lacuna cerca di essere colmata da Vindice Lecis che, alternando fatti reali e finzione narrativa, ripercorre l’attività dei comunisti italiani e della loro lotta al terrorismo tra il 1978 e il 1979.

Il terrorismo rischiava, infatti, di mettere a repentaglio la stessa forza del Pci che, forte dell’aumento del proprio bacino elettorale negli anni precedenti, poteva, per la prima volta, interrompere l’egemonia della Democrazia Cristiana. L’11 agosto 1976 nacque un nuovo governo Andreotti: i comunisti ed i socialisti decisero di non provocarne la caduta, in cambio della promessa di poter realmente influire e di essere consultati nelle decisioni della maggioranza. In questo modo venne formato, come definito dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il “governo della non-sfiducia”, meglio noto come il primo governo di “solidarietà nazionale”.

I primi segnali di apertura dei comunisti verso gli storici nemici della Democrazia cristiana vennero da una serie di articoli pubblicati su “Rinascita” nell’ottobre del 1973 dal segretario del Pci Enrico Berlinguer.

 

La gravità dei problemi del paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie e la necessità di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico, di rinnovamento sociale e di progresso democratico rendono sempre più urgente e maturo che si giunga a quello che può essere definito il nuovo grande “compromesso storico” tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano

 

La necessità di impedire, in Italia, ciò che era da poco accaduto in Cile, cioè una grossa sollevazione delle forze reazionarie di estrema destra, portò Berlinguer a gettare le basi per permettere la nascita del cosiddetto “compromesso storico” tra comunisti, democristiani e socialisti.

L’opuscolo di Rinascita con i tre articoli di Berlinguer pubblicati nel 1978, con le riflessioni sul caso cileno e sul terrorismo politico di quegli anni

Tuttavia il governo di solidarietà nazionale dovette concentrarsi quasi esclusivamente sulla lotta al terrorismo. In particolare la dirigenza del partito comunista dovette affrontare questa problematica in modo impellente, dato che i comunisti ricoprivano, per la prima volta, un ruolo importante nella maggioranza di governo. Il Pci si adoperò, dunque, per individuare i sovversivi e i loro complici, svolgendo anche un’azione d’intelligence parallela in collaborazione con gli organi dello Stato. Antonio Sanna, il giovane militante comunista protagonista del romanzo, uomo di fiducia di Pecchioli, viene utilizzato dal partito per analizzare più a fondo il fenomeno del terrorismo. Di fondamentale importanza sarà la posizione ricoperta da Sanna all’interno dell’operazione, in quanto egli fungerà da tramite tra il Pci e l’infiltrato all’interno di “Azione proletaria per il comunismo”, uno dei tanti gruppi eversivi nati in quegli anni.

Risulta difficile ricercare tutte le cause dell’esplosione della violenza di quegli anni. Sicuramente i deludenti risultati elettorali ottenuti dai gruppi appartenenti alla sinistra rivoluzionaria portarono alla loro progressiva disgregazione: si formò così un vuoto a sinistra del Pci, che cercò di essere colmato da Autonomia operaia, una indefinita federazione di collettivi che si seppero distinguere grazie ad azioni violente. Il Pci veniva considerato uno dei nemici principali della classe operaia principalmente a causa del suo ingresso nell’area di governo e, di conseguenza, all’interno delle meccaniche capitalistiche.

Tutto questo risentimento verso il Pci venne acuito dalla crisi economica che stava colpendo duramente il Paese, dalla disoccupazione che ne derivò e dall’immobilismo del governo nel campo delle riforme strutturali. In particolare, la mancata riforma delle superiori e delle università innescò un incendio destinato a non estinguersi facilmente. A causa dei problemi di affollamento delle Università e della mancanza di opportunità lavorative terminato il percorso scolastico, si formò un vasto ed eterogeneo movimento giovanile che, a differenza del movimento giovanile del sessantotto, si dimostrò totalmente distaccato dalla politica tradizionale. All’interno di questo movimento era presente una tendenza, definibile come “autonoma” e “militarista”, che desiderava valorizzare la cultura della violenza degli anni precedenti e organizzare una guerra contro lo Stato.

Una manifestazione di Autonomia Operaia

Il movimento del settantasette non divenne mai un fenomeno di massa, ma i gruppi eversivi, Brigate Rosse in testa, ottennero comunque un numero di simpatizzanti tale da permettere un’intensificazione delle loro azioni. I bersagli prediletti dei terroristi furono i giornalisti e i membri della DC, anche se aumentava la consapevolezza tra i sovversivi che la minaccia principale stava diventando la svolta socialdemocratica del Pci.

L’escalation di violenza contro i “servi dello Stato” sembrò culminare il 9 maggio 1978: il rapimento e la brutale esecuzione di Aldo Moro diverranno simboli macabri dell’Italia della prima Repubblica. Il sequestro, per mano dei brigatisti, del democristiano che forse più di ogni altro Dc fu fautore di un possibile ingresso dei comunisti nella compagine governativa si lascerà dietro diversi punti oscuri che Vindice Lecis non dimentica di sottolineare attraverso i dubbi e le perplessità del protagonista del romanzo.

La striscia di sangue lasciata dai gruppi eversivi non si interruppe con l’omicidio Moro: il 1979 venne inaugurato con due omicidi, quello dell’operaio Guido Rossa e quello del giudice Emilio Alessandrini. In particolare l’omicidio dell’operaio della Italsider di Genova, militante nel Pci e sindacalista della Cgil, mostrò a tutto il Paese i rischi che il Pci aveva assunto nel difendere le istituzioni, confermando, inoltre, quella che per lungo tempo sembrò solo una sensazione diffusa all’interno del partito: l’intento dei terroristi sembrava proprio quello di attaccare il movimento operaio.

La marcia a Milano tenuta in ricordo del giudice Emilio Alessandrini

Negli stessi mesi del 1979 la maggioranza parlamentare si dissolse: le Camere vennero sciolte il 2 aprile e la Dc, che aveva sempre cercato di incalzare il Pci sulla questione terrorismo, non smettendo mai di sottolineare quegli ideali che il Partito comunista aveva in comune con gli eversivi, tornò sui suoi passi, vedendo più fruttuosa una possibile collaborazione con il giovane leader socialista Bettino Craxi, fortemente critico verso la tradizione leninista radicata tra i comunisti italiani.

Lecis, con il suo romanzo, si muove con disinvoltura nella galassia comunista di quegli anni, cercando di non tralasciare nessun particolare. A partire dalla disgregazione di molti gruppi della sinistra rivoluzionaria, passando per la crescita impetuosa di Autonomia operaia fino ad arrivare al delitto Moro, l’autore ripercorrere la striscia di sangue che caratterizzò quei difficili anni della nostra Repubblica attraverso i pensieri e le sensazioni provate da chi era fortemente legato a quel mondo, non omettendo i particolari più oscuri e macabri di quel triste periodo.

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