La grande disfatta dell’Ordine Teutonico: la battaglia di Tannenberg del 1410

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Jan Matejko, La battaglia di Grunwald (Tannenberg), 1878

Jessica Romiti,

La battaglia di Grunwald-Tannenberg (15 luglio 1410) è uno degli avvenimenti di epoca medievale più significativi per l’Europa nord-orientale e momento culminante di una lunga serie di guerre tra la coalizione polacco-lituana da una parte e l’Ordine teutonico dall’altra.

 

Antefatto

(tratto da W. Urban, I cavalieri teutonici. Storia militare delle Crociate del nord, Gorizia 2007)

 

Alla fine del Trecento, l’Ordine teutonico, che aveva ormai creato un “regno” nell’area baltica (con un territorio dai confini ben precisi, un’amministrazione sviluppata e in cui il Gran maestro incarna la figura di “sovrano”), è costretto a fronteggiare la nuova alleanza, sorta grazie ad un matrimonio, tra Polonia e Lituania, le due realtà territoriali contro cui da tempo combatteva separatamente per il controllo strategico di alcune aree. Se l’unione formale dei due regni getta in allarme l’Ordine, che si tiene pronto ad una nuova grande spedizione militare, è solamente una sollevazione di samogizi (la Samogizia, regione storica della Lituania, era stata da poco conquistata dai teutonici) avvenuta nel 1409 che accende la miccia della guerra.

I teutonici, convinti che a sobillarla siano stati i lituani, minacciano l’invasione; a sua difesa interviene la Polonia, che controbatte con la minaccia di invadere la Prussia. Così si arriva alla guerra. Se da una parte i teutonici sperano in due guerre separate, contro la Polonia prima e contro la Lituania dopo, questi ultimi non soltanto uniscono le loro forze in una coalizione comune, ma addirittura puntano a qualcosa di più che ad una campagna di invasione e saccheggio (solita modalità di guerra in quel tempo e in quel luogo, in cui le grandi battaglie campali erano cosa rara), ovvero alla conquista di Marienburg, sede centrale dell’Ordine, così da mettere fine una volta per tutte al dominio teutonico nell’area baltica.

I tentativi di scongiurare una guerra in quell’area, intrapresi dal re Venceslao di Boemia tramite la stipula di una tregua tra le parti (che sarebbe durato fino al 24 giugno 1410), è effimera e i suoi termini scontentano in particolare i polacchi. Lo scontro è ormai inevitabile.

 

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Il regno teutonico fino alla sua massima estensione

 

La battaglia

(tratto da Ars Bellica)

La mattina del 15 luglio su una distesa erbosa tra i villaggi di Tannenberg (o Stębark), Grünfelde (o Grunwald) e Ludswigdorf (o Łodwigowo), si fronteggiano i due eserciti nemici.

La battaglia di Tannenberg, preceduta di alcuni giorni da avvisaglie di combattimenti e scontri, si apre con l’episodio delle Spade di Grunwald: poco prima dell’inizio della battaglia il Gran maestro consegna tramite dei messaggeri due spade ai comandanti nemici. Queste rappresentano l’invito formale alla battaglia, ma sono anche un segno di scherno e disprezzo. Saranno conservate come trofeo di guerra e con il tempo diverranno insegne reali e simbolo dell’unione delle due nazioni.

Il fronte di battaglia occupa circa 2,5 km. Da una parte c’è lo schieramento teutonico, comandato dal Gran maestro Ulrich von Jungingen, che conta tra gli 11.000 e i 27.000 uomini. Solo 700 sono cavalieri teutonici, e formano la cavalleria pesante, i restanti sono cavalieri leggeri e fanti reclutati dall’Ordine sui propri territori, mercenari e crociati provenienti dall’Europa occidentale. In campo l’esercito è disposto su due lunghe file, la prima di cavalleria e la seconda di fanteria, ed è diviso in due ali, quella di sinistra comandata dal maresciallo di Prussia Friederich von Wallenrode, quella di destra dal Gran commendatore Conrad von Lichtenstein. È un esercito meno numeroso, ma ha dalla sua una maggior organizzazione e preparazione militare, e anche armamenti migliori. Dispone ad esempio di alcune bombarde, antesignane dei cannoni, il cui uso tuttavia, a causa del maltempo, è poco più che scenografico.

Lo schieramento polacco-lituano è comandato dal re di Polonia Ladislao II Jagellone e da suo cugino, il principe Vytautas di Lituania. Conta tra i 16.000 e i 39.000 uomini ed è composto di tre gruppi di armate: quella polacca (la meglio organizzata), quella lituana (piuttosto disomogenea) e quella di mercenari (principalmente cechi, boemi, tartari e russi). È disposto su tre file (la prima “di testa”, la seconda “di battaglia”, la terza “di riserva”) e diviso in due ali, la sinistra- composta di polacchi boemi e moldavi- è comandata da Ladislao, la destra- composta di lituani russi e tartari- è comandata da Vytautas. La battaglia si compone essenzialmente di tre fasi: l’attacco lituano e la falsa ritirata, la carica di cavalleria di Ladislao e il suo attacco alle ali teutoniche.

 

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La battaglia

 

Lo scontro si apre con l’attacco della cavalleria leggera lituana, che però viene respinta indietro dai teutonici verso la fanteria russa e tartara, che si scompagina. Questo fa sì che l’ala destra polacco-lituana rimanga scoperta ed è costretta a intervenire la fanteria di riserva. I teutonici decidono così di spostare più truppe sul proprio fianco sinistro, adesso diventato loro più favorevole. Intanto la cavalleria lituana si ritira strategicamente nel bosco, ma ora i teutonici non possono più attuare una carica di cavalleria contro i nemici appiedati; avanza la fanteria russa che coinvolge i teutonici in una mischia. A questo punto Ladislao lancia la carica della sua cavalleria. I teutonici reggono l’urto e riescono persino a respingere i cavalieri polacchi, attestandosi su una fase di vantaggio.

Tuttavia in un terzo momento il re polacco decide di attaccare le ali dello schieramento nemico: i cavalieri polacchi si lanciano contro la cavalleria pesante teutonica, uscita dalla mischia della prima fase, mentre la cavalleria leggera di Vytautas esce dal bosco e si lancia contro il fianco destro della cavalleria teutonica. Questa manovra, tra l’altro, impedisce al reparto di retroguardia guidato dal Gran maestro di raggiungere i suoi. Per la cavalleria teutonica è una carneficina; l’avanzata della fanteria polacca e di quella russa si occupa di annientare gli ultimi superstiti appiedati.

È una disfatta totale e senza possibilità di appello per l’Ordine teutonico, ma le vicende non terminano qua: a seguito della loro vittoria, i polacco-lituani proseguono la marcia su Marienburg. Durante l’avanzata sono conquistate altre fortezze minori (ad esempio Danzica, Thorn, Elbing) e solo il 26 luglio arrivano nei pressi del quartier generale teutonico. Intanto Heinrich von Plauen, uno dei pochi quadri superiori sopravvissuti, ha il tempo di organizzare la difesa, tanto che dopo mesi di assedio i polacchi-lituani sono costretti a revocarlo il 19 settembre. Da qui ricomincia la lenta riconquista da parte dei cavalieri teutonici delle fortezze perse.

Il capitolo conclusivo di questa guerra si ha con la pace di Thorn, nel febbraio 1411, che fondamentalmente prevede un ritorno alla situazione territoriale ante-conflitto.

 

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Il monumento della battaglia a Cracovia

Conseguenze

Come si è detto all’inizio, questa battaglia segna l’inizio del declino dell’Ordine teutonico. È vero che agli occhi dei contemporanei chi è uscito vittorioso, seppur fortemente provato, dalla guerra è l’Ordine. La battaglia di Tannenberg è stato sicuramente l’episodio più rilevante della guerra del 1409-1411, e una sconfitta atroce per l’Ordine che vede decimati quasi tutti i suoi confratelli e la maggior parte dei suoi ranghi superiori, eppure alla fine di essa chi ne trae il vantaggio maggiore è proprio questo, che si vede quantomeno riconfermare la situazione precedente la guerra. Tuttavia questo episodio ha contribuito al successivo emergere di un concetto fondamentale: la conversione come atto di libertà. Questo ha messo in dubbio l’operato dei teutonici, per cui la conversione è un atto di forza imposto dall’esterno, ne ha minato il monopolio e dunque ha portato al venir meno della stessa ragion d’essere dell’Ordine. La parabola discendente che inizia ora termina con la secolarizzazione dell’Ordine nel 1525.

Infine è da rilevare il forte impatto emotivo e immaginifico che la battaglia ha avuto nella memoria collettiva dei popoli coinvolti. Nella memoria storica dei tedeschi essa è rimasta per secoli un episodio vergognoso a cui dover porre rimedio (e ciò avviene con la battaglia di Tannenberg del 1914, interpretata e celebrata come la tanto agognata rivincita). Nella memoria storica polacca, invece, è diventato un evento cardine nella propria storia nazionale, uno dei primi momenti di costruzione della nazione polacca e di opposizione all’invasione dello straniero.

LE LETTURE CONSIGLIATE:

  • E. Christiansen, Le crociate del Nord. Il Baltico e la frontiera cattolica 1110-1525, Bologna, Il Mulino, 2008;
  • A. Demurger, I cavalieri di Cristo. Gli ordini religioso-militari del Medioevo XI-XVI secolo, Milano, Garzanti, 2007;
  • K. Gòrski, L’Ordine teutonico. Alle origini dello stato prussiano, Torino, Einaudi, 1971;
  • W. Urban, I cavalieri teutonici. Storia militare delle crociate del Nord, Gorizia, Editrice goriziana, 2006.