Nove giorni sul trono d’Inghilterra: Lady Jane Grey, una regina dimenticata

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Vanessa Genova, Catania –

 

L’Inghilterra del XVI secolo

La drammatica storia di Lady Jane Grey risale a un periodo assai noto nella moderna storia inglese: l’epoca della dinastia Tudor (1485-1603). Dopo lo Scisma d’Occidente del 1532, ad opera del secondo monarca della dinastia gallese, Enrico VIII (1491-1547), i Tudor assunsero il pieno controllo dei poteri temporali e spirituali e li esercitarono nel regno anglosassone per lungo tempo, contribuendo a trasformare l’Inghilterra in una delle più grandi potenze economiche e politiche dell’Europa moderna e contemporanea.

Le vicende che vedono come protagonista la giovane Lady Jane Grey si svolgono, proprio, in piena epoca tudoriana, ossia in quel periodo di transito tra il regno di Edoardo VI d’Inghilterra (1547-1553), unico erede maschio di Enrico VIII, e quello di Maria I Tudor (1553-1558).

È questa l’epoca delle due principali rivoluzioni protestanti, la Riforma luterana e quella calvinista, che si diffusero in tutta l’Europa a partire dal XVI secolo e che ispirarono Enrico VIII d’Inghilterra ad operare quella spaccatura tra la Chiesa di Roma e quella d’Inghilterra che darà origine a un’ulteriore corrente religiosa, l’anglicanesimo, fino a raggiungere la sua forma più radicale sotto il regno di Edoardo VI.

Ma questa è anche l’epoca dell’ultimo tentativo di restaurazione del cattolicesimo in Inghilterra, guidato dalla sorella ed erede di Edoardo VI, Maria I Tudor, la cui feroce politica religiosa le valse il titolo di Maria la Sanguinaria. In tale contesto si inserisce l’oscura vicenda di Lady Jane Grey.

Anonimo, Ritratto di Jane Grey, 1590

 

La vita di Lady Jane Grey

Jane Grey nacque nel 1537 a Bradgate, in una dimora signorile della contea inglese di Leicestershire dall’unione matrimoniale della marchesa Frances Brandon, nipote di Enrico VIII (l’appellativo lady fu ereditato, appunto, dalla madre), con Henry Grey, marchese di Dorset e duca di Suffolk. Essendo la famiglia Grey imparentata con la dinastia Tudor, la primogenita Jane si ritrovò ad essere quarta nella linea di successione al trono inglese, dopo i cugini Edoardo VI, Maria I ed Elisabetta I, figli del sovrano Enrico VIII.

Lady Jane divenne, ben presto, una pedina per le ambizioni di molti. Fin dalla prima infanzia la giovane fu vittima delle ambizioni dei genitori, che avrebbero voluto vederla sul trono d’Inghilterra come sposa del cugino, il principe Edoardo VI. Di conseguenza, la giovane Jane crebbe secondo i princìpi evangelici, ricevendo la stessa formazione delle principesse Maria ed Elisabetta, dalle quali, però, Jane si distinse ben presto per intelletto e acume.

Tra il 1546 e il 1548 Lady Jane cadde vittima, inoltre, delle ambizioni del Lord Ammiraglio dell’Inghilterra, Thomas Seymour, amante e, dopo la morte di Enrico VIII nel 1547, marito della regina Catherine Parr, alla quale era stata affidata la tutela di Jane per il suo inserimento alla corte inglese. Pare, infatti, che Thomas Seymour avesse architettato un matrimonio combinato tra Jane ed Edoardo, con l’intento di approfittare della giovane età dei due regnanti per governare al loro posto come tutore, rovesciando Edoardo VI dal trono e spodestando il fratello Edward Seymour, divenuto consigliere fidato del re e Protettore del Regno.

Il progetto di Thomas Seymour, però, fallì: l’ammiraglio fu immediatamente fermato e condannato a morte per tradimento. Dopo tali avvenimenti, Henry Grey e Frances Brandon richiamarono a Bradgate la figlia per evitare ripercussioni e Lady Jane abbandonò, momentaneamente, la corte inglese.

 

Regina d’Inghilterra per nove giorni

Agli inizi del 1553 Edoardo VI cadde malato, mentre il testamento di Enrico VIII affermava che se il figlio Edoardo VI fosse morto senza prole, il trono sarebbe dovuto andare alla sorella Maria. Edoardo, poco prima di morire, modificò il testamento del padre, escludendo dalla successione entrambe le sorellastre Maria ed Elisabetta, ritenendole illegittime, e designando suo erede la cugina protestante Jane Grey, nel frattempo divenuta nuora del suo fidato consigliere John Dudley, duca di Northumberland, dopo il matrimonio con Guilford Dudley nel maggio 1553.

Attorno alla figura del duca di Northumberland si formò fin da subito una sorta di black legend che, nel corso dei secoli, ha dato vita a un controverso dibattito storico incentrato sulla dicotomia “good duke/wicked duke” di John Dudley; un dibattito che ancora oggi rimane aperto.

Secondo alcuni autorevoli storici, specializzati nel periodo Tudor – come lo storico americano Wilbur Kitchener Jordan, il professore emerito Dale Hoak e gli studiosi britannici Albert Frederick Pollard, Eric Ives e David Loades – le modifiche nel testamento di Edoardo VI furono, originariamente, un piano ideato dallo stesso sovrano, poi portato avanti dal duca dopo la sua morte, il cui fine era quello di preservare la fede anglicana dalle idee riformatrici della cattolica Maria I Tudor.

Altri studiosi – come Sir Geoffrey Rudolph Elton, membro della British Academy, lo storico Barrett Beer – hanno appoggiato la black legend, sostenendo che Edoardo VI sarebbe stato effettivamente manipolato dal duca di Northumberland per ambizioni prettamente personali.

Alla fine, aggirando le disposizioni testamentarie di Enrico VIII, Lady Jane Grey fu proclamata regina d’Inghilterra il 9 luglio 1553 a soli sedici anni.

Secondo la tradizione storiografica inglese, inizialmente, quando le fu comunicata la notizia, Jane si rifiutò di diventare regina, affermando che la legittima erede era la sorella del defunto sovrano, Maria I Tudor; ma il duca John Dudley, manipolando i sentimenti religiosi della giovane, la convinse ad accettare il trono al fine di preservare la fede protestante in Inghilterra, poiché Maria, essendo una cattolica conservatrice, avrebbe tentato di restaurare la fede cattolica a qualunque costo.

Ma il progetto del duca di Northumberland era destinato al fallimento: dopo aver marciato sull’Anglia orientale per arrestare la principessa Maria, il duca si arrese quando seppe che, nel frattempo, il Consiglio aveva nominato Maria quale legittima regina d’Inghilterra, con l’appoggio del popolo e di gran parte degli esponenti della gentry inglese.

Maria fu incoronata il 19 luglio 1553: il regno di Jane Grey durò appena nove giorni. Il 22 agosto il duca di Northumberland fu condannato a morte e giustiziato al patibolo per alto tradimento.

Lady Jane Grey, invece, fu inizialmente imprigionata insieme al consorte nella Torre di Londra. Dopo otto mesi di carcere, Maria condannò a morte i due coniugi nel febbraio 1554 per decapitazione.

La morte di Jane Grey, da molti ritenuta estranea agli intrighi di corte, suscitò la compassione dei presenti all’esecuzione, tra cui il decano di St. Paul, John Feckenham. Il corpo della giovane fu sepolto dapprima in una tomba anonima, e nel 1876 fu spostato nella Cappella Reale di St. Peter ad Vincula, per ordine della regina Vittoria (1819-1901), dove ancora oggi riposa accanto alle spoglie di Catherine Howard e Anne Boleyn.

 

Lady Jane Grey nella cultura

La storica vicenda della sfortunata regina ispirò, nelle epoche successive, diverse opere artistiche e letterarie di grandi autori europei. Ne riproponiamo alcune tra le più interessanti.

A quasi trecento anni dalla morte della giovane Lady Jane Grey, Paul Delaroche (1797-1856) noto pittore francese e ritrattista neoclassico divenuto celebre per aver ritratto, per la prima volta, fatti storici minori, realizzò nel 1883 LEsecuzione di Lady Jane Grey nella Torre di Londra nellanno 1554, un dipinto a olio esposto per la prima volta dall’artista alla mostra del Salone di Parigi del 1834 ed oggi conservato alla National Gallery di Londra.

Il quadro fa parte della serie di ritratti creati da Delaroche sul medesimo tema: la violenza della storia. Si tratta, infatti, di uno dei dipinti più popolari in Inghilterra, che valorizza pienamente il pensiero e le tematiche care a Delaroche, dimostrando la sua visione coerente e inquietante della storia: l’opera rappresenta, infatti, l’insensatezza di quegli eventi storici che causarono la condanna di molti innocenti in nome del potere, come dimostrerebbe la morte di Lady Jane.

La tela è enorme (246 × 297 cm) e ritrae il momento che precede l’esecuzione di Jane Grey, ritratta come una giovane provata dagli eventi scaturiti da quegli intrighi politici di cui fu vittima, come è simbolicamente sottolineato dal bianco del suo abito (in realtà la veste doveva essere nera, ma il bianco servì al pittore per avvalorare, appunto, il senso d’innocenza).

Paul Delaroche, The Execution of Lady Jane Grey, 1833

Il suo volto è ritratto bendato, in un misto di terrore e confusione, e le sue mani sembrano tremare mentre cerca delicatamente il ceppo su cui appoggiare la testa. Intorno alla figura della giovane, su uno sfondo drappeggiato di nero, il pavimento è coperto dal fieno destinato ad assorbire il suo sangue dopo l’esecuzione. Il decano di St. Paul, John Feckenham, con cui Lady Jane aveva avuto più volte delle profonde discussioni religiose durante la prigionia, è ritratto commosso, alla sinistra della donna, nell’atto di aiutarla a trovare il ceppo, mentre attorno le dame si struggono e il boia aspetta con professionale staticità.

Nonostante si tratti di un evento storico minore, Delaroche lo valorizza grazie alle notevoli dimensioni del quadro e ai ricchi particolari che lo decorano. Nessun artista prima di Delaroche aveva mai tentato di rappresentare la tragicità che sta dietro un’esecuzione: e, forse, quel che dà ancora oggi un senso di stupore e pietà a tutti gli spettatori, passati e presenti, sono proprio quelle mani delicate e incerte che vagano nel vuoto, verso un destino di morte.

La vicenda di Lady Jane Grey fu ripresa anche dal poeta inglese Edward Young (1683-1765), che scrisse nell’opera Le notti un poema dal titolo Giovanna Gray o Il trionfo della Religione sopra l’Amore, il cui incipit recita:

 

“Musa, abbandona il soggiorno de’ cieli; in una siffatta armonia, quale si conviene al nuovo argomento, converti i fieri suoni che richiesti furono all’orribil racconto delle maraviglie dell’avvenire. Scendi sopra la terra e vieni ad appagare il nobil desio, onde piena ho l’alma ed accesa. Narrar voglio al mio secolo l’infortunio di una virtuosa Regina, e la sua intrepidezza maggiore delle sue avversità. O’ santa intrepidezza nel cuor derivata di lei dal seno dell’augusta religione! Musa non suora di Apollo, ma discepola del Nume verace, siediti meco e meditiamo un canto che la tua gloria intatta serbi dal nemico obblio: soavissimi numeri ispira all’anima mia intenerita, ed all’alto lugubre subbietto fa che i lamentevoli accenti consuonino della tua voce.”
[E. Young, Giovanna Gray, ovvero Il Trionfo della Religione sopra l’Amore, in Le notti di Odoardo Young. Tomo terzo. Traduzione libera di Lodovico Antonio Loschi, Padova, per Valentino Crescini, 1819, pp. 205-206.]

 

Infine, il compositore italiano Nicola Vaccaj (1790-1848), rappresentante della Scuola musicale napoletana, in collaborazione con il librettista romagnolo, il conte Carlo Pepoli, scrisse un’opera lirica a tre atti dal titolo Giovanna Grey, oggi poco nota. La prima dell’opera avvenne il 23 febbraio 1836 a La Scala di Milano, con la cantante lirica Maria Malibran nel ruolo principale di Lady Jane Grey. La prima a La Scala fu un fallimento e l’opera lirica non fu mai riproposta in altri repertori.

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