Le Crociate dei fanciulli: i bambini alla riconquista di Gerusalemme

 storia medievale, storia religiosa, storia del cristianesimo, storia della chiesa, crociate dei fanciulli, crociate, bambini

Matteo Beccari, Roma –

Siamo abituati a pensare alle Crociate come un evento geopolitico più che religioso, dove il calcolo per il guadagno la fa da padrone sulla fede, sul sentimento religioso e sull’idea stessa di pellegrinaggio come evento escatologico. Forse questo può essere vero, in parte, per i grandi condottieri, per i re e gli imperatori che ne presero parte, ma di certo non vale per tutta quella gran massa di uomini, donne e fanciulli che negli anni aderì a questa idea di pellegrinaggio (armato) con cuore sincero e fede incrollabile.

Vediamo infatti come nella Francia del XIII secolo, da quasi cento anni, va sviluppandosi la “crociata monumentale” dei penitenti costruttori. Vengono trainati carri pesanti, carichi di arnesi, pietre, calce, per portare il loro contributo alla costruzione o al restauro dei luoghi di culto, soprattutto nelle regioni della Normandia, Chartres, Caen e Piccardia. La composizione di queste vere e proprie processioni era eterogenea: vi erano uomini, donne e fanciulli, altre ancora erano composte esclusivamente da fanciulli.

L’abate Aimone di Saint-Pierre-sur-Dive, che descrisse l’opera dei penitenti costruttori nell’ambito della sua abbazia, ci fornisce particolari sorprendenti. Prima di tutto, il fatto che i bambini si flagellavano invocando la pietà della Vergine, oppure il rivolgersi ai Santi o addirittura alla Vergine con urla e grida perché non si considerava la devozione dei piccoli innocenti e la loro umiliazione. Si coglie così lo sviluppo di un culto dell’infanzia eletta. Tra tutte le pie pratiche medievali in nessuna il mito ha determinato il rito in misura così totale, quanto nel culto dei Santi Innocenti.

Possiamo notare ad esempio come, i bambini massacrati dai soldati di Erode, furono commemorati dalla chiesa per molto tempo a partire dal V secolo. Ne troviamo la menzione in tutti gli antichi calendari e libri liturgici latini a partire dal VI secolo, alla data del 28 dicembre. Dall’XI secolo in poi, la festa degli Innocenti assume una forma assai significativa: poiché la chiesa terrestre è l’immagine della chiesa celeste, i Santi Innocenti sono rappresentati dai più giovani membri della chiesa e il 28 dicembre diventa il giorno della festa dei bambini del coro. Il 27 dicembre essi eleggono un vescovo bambino come loro. Nella Francia del Nord, soprattutto in Piccardia, la regione che sembra essere stata il centro dell’importanza culturale e rituale degli Innocenti, l’usanza ha lasciato numerose tracce, di cui alcune sopravvivono ancora nel XVI e nel XVII secolo.

Come afferma il teologo inglese Jean Belet nel suo Rationale divinorum officiorum del XII secolo, la legittimità di questo episcopato che ha la durata di un solo giorno, non è contestata da nessun liturgista poiché: “Gli Innocenti sono stati uccisi per Cristo”. Nel XIII secolo vediamo infatti come il prestigio dell’episcopus puerorum è intatto. L’infanzia (e qui forse siamo di fronte alla trasposizione di un antica celebrazione pagana) ha il suo giorno di regno. Queste processioni di Innocenti, queste feste che celebrano l’infanzia, assumono un carattere ancora più preciso. I giovani penitenti che scoprono davanti all’altare degli Innocenti le proprie spalle flagellate e sanguinanti, si assimilano alle vittime infantili dei soldati di Erode.

Le Crociate dei fanciulli recano il segno costante di questa identificazione; il papa Gregorio IX innalzerà una cappella nell’isola di San Pietro per ricordare il naufragio di quei fanciulli, le canzoni che accompagnavano le schiere in Francia e Germania parlavano del giorno della liberazione di Gerusalemme grazie agli Innocenti. L’associazione si propone immediatamente come una vera e propria corrispondenza. Nulla di sorprendente se, in queste schiere di bambini, parecchi sono gli innocenti in senso liturgico, cioè i fanciulli cantori. I chierici, anche preti, che li accompagnavano confermerebbero questa possibilità; anche per il fatto che molti cronisti chiamino queste crociate iter stultorum potrebbe essere un ulteriore indizio, giacché nella lingua liturgica medievale gli “stulti” sono ora i suddiaconi, ora i bambini del coro, ora i poveri di spirito della Scrittura.

Infine, i fanciulli delle crociate vanno per le strade “modulando” cioè cantando secondo le regole del canto liturgico. Sono fanciulli cantori quelli che si mettono in movimento per la misteriosa partenza, per il compimento del rito liturgico al grido di “ Qualsiasi cosa Dio voglia fare di noi, l’accetteremo con gioia”. L’opera prodigiosa della crociata, la manifestazione e anche la ricerca del miracolo, sembra così diventare privilegio dei giovani. A loro si estendono anche i caratteri messianici, evidenti nelle crociate dei fanciulli in particolare quella tedesca, nella quale i bambini sono guidati da un personaggio eletto, che reca su di sé “un segno di santità e di potenza miracolosa”. Nel canto invece abbiamo elementi escatologici come: l’unire castamente giovani fanciulli e vergini, purificare con il battesimo malvagi e anche pagani. Vi è inoltre da sottolineare che se nelle crociate dei bambini vi è un aspetto sacrificale, lo spirito passivo non ha mai il sopravvento.

Al contrario questi fanciulli vogliono la vittoria, poiché sanno che essa dipende soltanto ormai dal miracolo, che rappresenta la loro stessa Crociata. Gerusalemme è caduta per i peccati commessi dai grandi della terra e dai superbi. Solo dal miracolo ci si può attendere la riconquista dei Luoghi Santi e il miracolo non può più verificarsi se non a favore dei più puri, cioè dei bambini, dei poveri.

LE LETTURE CONSIGLIATE: