L’influenza del socialismo nelle costituzioni europee

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Jacopo Bernardini, Torino –

In un documento del 28 maggio 2013 la società finanziaria statunitense JP Morgan, riferendosi ai sistemi politici dei paesi dell’Europa meridionale, affermava:

 

I sistemi politici nelle periferie sono nati dopo le dittature e sono stati definiti con l’esperienza delle dittature. Le Costituzioni mostrano una forte influenza socialista, che riflette la forza politica che i partiti di sinistra hanno guadagnato con la sconfitta del fascismo.

 

Tutto ciò avrebbe provocato una debolezza cronica dell’esecutivo e l’incapacità dello Stato di dialogare in modo efficace con le regioni, principale causa individuata da JP Morgan per spiegare il fallimento delle riforme economiche e fiscali adottate dai paesi europei del Sud, ma non solo: la stessa società puntò il dito anche contro la protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori e il diritto alla protesta.

Un’eccessiva influenza socialista all’interno delle Costituzioni del secondo dopoguerra sarebbe la causa principale della stagnazione economica della maggior parte dei paesi dell’Unione Europea. Quanto di vero si può trovare in queste affermazioni?

Analizzando le Costituzioni europee emerge una tendenza a porre le libertà sociali e individuali come presupposti indispensabili alla democrazia. Le Nazioni Unite hanno fatto, a loro volta, dei diritti dell’uomo uno dei cardini del sistema internazionale. Tali libertà occuparono un posto d’onore anche in quei paesi in cui la prassi governativa non fu democratica: basti pensare all’esperienza delle Repubbliche popolari o di quelle sovietiche. La prima Costituzione sovietica fu pubblicata il 10 luglio 1918, ma prima di questa data, il 16 gennaio 1918, fece la sua comparsa una Dichiarazione dei Diritti del popolo lavoratore e sfruttato redatta da Lenin. Questa dichiarazione è un esempio dell’estensione dei diritti dello Stato a spese dei cittadini ma appare evidente, dalla sua impostazione, che sia ispirata all’esempio storico della Rivoluzione francese.

Lenin parla ad un comizio pubblico

Fu durante la Rivoluzione americana e, successivamente, durante la Rivoluzione francese che si affermò la tecnica giuridica dei diritti dell’uomo. Giorgio Jellinek, uno dei maggiori teorici del diritto e dello Stato, raffrontò il testo dei Bill of Rights americani con quello della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino francese del 26 agosto 1789, scovando una fitta somiglianza nelle idee, nelle tecniche e nelle espressioni. L’esempio americano trovò in Francia una azione politica orientata verso la tutela dei diritti dell’uomo.

La difesa dei diritti sociali venne formulata per la prima volta in Francia, in una seconda Dichiarazione, promulgata il 24 giugno 1793 ed ispirata al progetto di Robespierre presentato alla Convenzione il 24 aprile. Dall’undicesimo al quattordicesimo articolo vengono enunciati gli obblighi che la società ha verso l’individuo, come l’obbligo a prevedere il sostentamento di ogni suo membro attraverso il lavoro, l’esenzione dalle tasse degli indigenti e l’accesso all’istruzione. Alcuni storici e sociologi, forse prematuramente, individuarono in tutto ciò una prima affermazione del socialismo moderno.

Jacques-Louis David, Il giuramento della pallacorda (1791)

Nonostante il peso che la concezione universalistica dei diritti dell’uomo ebbe all’interno del contesto rivoluzionario francese, tra la dichiarazione dei diritti francese e quella dell’ONU del 1948 vi fu un lungo intervallo temporale dove la discussione sui diritti si inserì all’interno di contesti nazionali specifici. Dopo la parentesi napoleonica, dove si cercò, infruttuosamente, di creare un ibrido tra società gerarchica tradizionale e affermazione dei diritti dell’uomo, arrivarono gli anni del crescente nazionalismo, in cui i diritti dell’uomo iniziarono a dipendere dall’autodeterminazione nazionale e a fondarsi su criteri basati sull’etnicità. Il peso della Dichiarazione dei diritti dell’uomo rimase tuttavia così forte che, per riaffermare l’esistenza di differenze naturali tra gli uomini, si dovette fare ricorso a teorie biologiche parascientifiche basate sulla presenza di strutture gerarchiche innate nella natura umana. Tali teorie -ma non solo- contribuirono al disastro delle due guerre mondiali.

Il primo conflitto mondiale mutò radicalmente le condizioni politiche e sociali del Vecchio continente e fu enorme l’influenza esercitata dalla rivoluzione russa con la sua introduzione dell’elemento collettivo all’interno della vita politica. Il suo esempio contribuì a portare l’attenzione dei costituenti dei paesi europei sulla necessità impellente di migliorare le condizioni dei lavoratori e, più in generale, sulle politiche sociali nel loro insieme.

Venne così allargato l’elenco dei diritti dell’uomo a diversi diritti sociali, come la regolamentazione del lavoro, dei rapporti familiari, dei principi a cui si devono ispirare la famiglia e il matrimonio, l’eguaglianza dei sessi, la tutela dell’infanzia, diritti sindacali, al riposo ed alcune limitazioni della proprietà: lo Stato si incaricò di assicurare, in ogni modo, l’indipendenza sociale dell’individuo attraverso il diritto. Tutto ciò non può essere ridotto alla sola partecipazione dei socialisti all’opera costituente, dato che molti diritti sociali si affermarono in costituzioni dove la partecipazione socialista fu minima o inesistente, come nel caso della costituzione monarchica della Romania.

Jacques Maritain, filosofo francese, nel 1950 affermò che:

 

Il riconoscimento di questa o quella categoria di diritti non è l’appannaggio di una scuola filosofica piuttosto che di un’altra; come non è necessario essere seguaci di Rousseau per riconoscere i diritti dell’individuo, così non è necessario essere marxisti per riconoscere i cosiddetti nuovi diritti, cioè i diritti economici e sociali.

 

Prima del termine del secondo conflitto mondiale la Resistenza europea preparò e ripensò alle riforme politiche e sociali che si sarebbero dovute adottare una volta terminata la guerra. Lèon Blum, socialista francese e uno dei principali fautori della coalizione dei principali partiti di sinistra nota come Fronte Popolare, arrestato dal governo di Vichy nel 1940, arrivò a formulare delle critiche riguardo l’intero sistema parlamentare e rappresentativo, secondo lui inadatto al governo democratico, ma riconobbe sempre come fondamentale la tutela dei diritti sociali. L’influenza socialista nelle costituzioni si può ricondurre non al marxismo, ma alla vicinanza a quegli ideali che mossero i rivoluzionari francesi.  L’elenco dei diritti dell’uomo del 1789 si allargò ulteriormente, seguito da un ampliamento dei diritti sociali. Nella Parte I della Costituzione italiana, in particolare nel titolo II (Rapporti etico-sociali) e nel titolo III (Rapporti economici), vengono enumerati i principali diritti sociali moderni: disposizioni analoghe si trovano in tutte le altre costituzioni promulgate dopo la Liberazione.

Leon Blum interviene al Congresso socialista francese del 1932

Dunque bisogna considerare la democrazia contemporanea, basata sul rispetto dei diritti dell’uomo, socialista?

Il controllo sociale si è esteso ormai in ogni campo, ed uno dei principali problemi della democrazia è quello di riuscire a servire la collettività senza menomare la libertà fisica, morale e intellettuale dell’individuo, trovando una giusta sintesi tra il sociale e l’individuale. Nella vita delle nazioni moderne riescono a coesistere attivamente l’individuale e il collettivo, sottraendo così la dottrina collettivista ai soli socialisti ed estendendola all’intera democrazia. Se la democrazia moderna può essere considerata il risultato delle lotte con cui sempre più ampi strati di popolazione cercarono di essere inclusi all’interno della vita sociale e politica, è perché tali lotte furono animate soprattutto da rivendicazioni di carattere individuale e collettivo nate dalle rivoluzioni settecentesche. Solo nello Stato rappresentativo il singolo individuo, come cittadino, ha potuto vedere realizzati i propri diritti, che vennero sospinti non tanto dall’influenza del pensiero socialista quanto dal messaggio universalistico delle prime dichiarazioni dei diritti dell’uomo.

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