Massimiliano I: l’arte dell’imperatore, il potere delle immagini

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Sara Cavatton, Verona –

Wels (Alta Austria), 11 gennaio 1519: Massimiliano I d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, morì di ritorno dal suo ultimo viaggio, dopo aver cercato di convincere i Principi elettori durante la Dieta di Augusta a nominare Re dei Romani il nipote Carlo. Il lungo tragitto, peraltro nel corso di un freddo inverno, fu fatale per la sua già precaria salute. Fu così che dopo quasi trent’anni di regno scomparve una delle figure più significative e memorabili del Rinascimento europeo: fondatore dell’impero universale asburgico grazie a un’attenta politica matrimoniale, Massimiliano I fu riformatore della politica e dell’amministrazione del regno, condottiero di molte campagne militari, colto mecenate e protettore delle arti. Trascorsi 500 anni dalla morte, il 2019 rappresenta quindi l’occasione suprema per celebrarne il giubileo: in particolare, nei territori che appartenevano al suo esteso impero sono stati organizzati numerosi eventi con lo scopo di metterne in luce la personalità poliedrica e a tratti controversa.

In Alto Adige, nei pressi di Merano, sorge dall’XI secolo Castel Tirolo, ovvero la residenza storica dei Conti di Tirolo e maniero che diede il nome all’intera regione sotto la signoria di Mainardo II. Divenuto nel 1919 di proprietà della Provincia di Bolzano, è stato ristrutturato e dal 2003 ospita il Museo provinciale storico-culturale. A fine luglio vi è stata inaugurata la grande mostra celebrativa in onore dell’imperatore Massimiliano I quale promotore e sostenitore delle arti. L’esposizione temporanea “Maximilianus. Die Kunst des Kaisers. L’arte dell’imperatore” (27.07-03.11.2019) è dedicata a Massimiliano I e al suo utilizzo dell’arte per la propaganda politica. La mostra, curata da Lukas Madersbacher ed Erwin Pokorny, pone l’attenzione sull’imperatore quale committente attivo circondato da numerosi artisti, incisori, stampatori; e sulla sua diretta influenza nei contenuti e nella progettazione dei libri autobiografici e genealogici. Per la prima volta vengono mostrate testimonianze della direzione diretta di Massimiliano – dal primo dettato espositivo delle idee, passando per il controllo delle bozze fino alla realizzazione finale, offrendo così uno sguardo su un sovrano che non fu soltanto committente ma anche intraprendente autore delle sue stesse opere celebrative.

 

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Con il prezioso aiuto dei migliori studiosi internazionali in questo campo e in collaborazione con l’Università di Innsbruck è stata sviluppata una prospettiva di ricerca su Massimiliano I che guarda all’imperatore non solo come mecenate-committente, ma anche come progettista attivo. Una delle xilografie esposte in mostra che rende appieno il suo ruolo quale partecipe diretto all’esecuzione delle opere artistiche è senza dubbio quella chiamata Weisskunig detta un quadro: contenuta all’interno del Weißkunig, l’opera autobiografica dell’imperatore e ispirata nel titolo alla sua bianca e lucente armatura, raffigura un artista (probabilmente il pittore Hans Burgkmair) seduto davanti a un cavalletto mentre segue le direttive del sovrano alle sue spalle.

Da parte di Massimiliano vi fu di fatto un costante e interessato attaccamento al sapere letterario e artistico, finalizzato alla costruzione della fama eterna in quella che viene definita come la prima età dell’Umanesimo germanico. Come nei casi di molti altri sovrani, furono soprattutto le monete ad assicurare una diffusione sovraregionale al proprio nome e alla propria immagine: a tale riguardo egli non si limitò a riprodurre la propria effigie sulle monete (rigorosamente d’argento e non in oro per voler sottolineare la ricchezza delle miniere argentee del Tirolo), fu anche il primo che pensò di sfruttare il medium della grafica per la riproduzione della propria immagine. Grandissima importanza rivestiva ai suoi occhi l’essere riconoscibile, molto aiutato dal pronunciato naso aquilino che divenne il suo segno distintivo. Si deve quindi proprio ad Albrecht Dürer la più sorprendente xilografica col ritratto dell’imperatore con l’attributo “divus” riportato nel titolo: nel 1518 l’artista fece visita al sovrano ad Augusta proprio per fissarne i tratti del viso dal vivo, affinché l’intagliatore Jost de Negker potesse poi trasferirli sulla matrice. Non a caso, proprio da questa preziosa xilografia a due legni in oro e nero è stata elaborata l’immagine simbolo della mostra.

 

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È dunque la Gedechtnus-Gedächtnis (memoria) a dominare la vita e le opere commissionate dal sovrano, per le quali non badò a spese. Il focus di questa autopromozione è senz’altro il nesso con l’antichità classica per cui l’imperatore del Sacro Romano Impero si palesava come legittimo successore dei sovrani antichi; allo stesso tempo, fondamentale risulta anche l’ideologia cavalleresca e le virtù feudali, che aiutavano l’Ultimo Cavaliere, il nuovo San Giorgio quale patrono dei crociati, ad affrontare innumerevoli pericoli – conseguentemente Per tot discrimina rerum (“Attraverso numerosi pericoli”) fu il motto scelto da Massimiliano. Nei suoi progetti per il ciclo della memoria l’imperatore si affidò tra i primi in età moderna al potere delle immagini quale strumento di propaganda in ambito politico e funzionale al vivo mantenimento nei secoli del ricordo di sé e delle sue opere a favore della dinastia e dei suoi eredi. Incaricò quindi i maggiori artisti tedeschi del tempo affinché illustrassero i libri autobiografici (Genealogia, Theuerdank, Freydal, Weißkunig), oltre alle due monumentali opere xilografiche – il Triumphzug (Corteo trionfale) e l’Ehrenpforte (Arco trionfale).

 

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La Genealogia di Massimiliano, ossia la ricostruzione della storia del casato, fu il suo primo grande progetto grafico – rimase tuttavia incompiuto come tutti gli altri progetti librari a causa dei suoi stessi interventi direttivi e correttivi. Sebbene anche altre casate regnanti europee fossero interessate a ritrovare in cronache antiche i propri avi (possibilmente nobili), egli fu il primo che pensò di diffondere il proprio albero genealogico su ampia scala avvalendosi della riproduzione a stampa. I risultati delle ricerche sulla stirpe effettuate da illustri umanisti influirono anche sull’Arco trionfale e sulle immagini sepolcrali del Corteo trionfale.

Senza alcun dubbio sono queste ultime le due realizzazioni artistiche dimensionalmente superiori a qualsiasi altra opera a stampa realizzata fino ad allora. La gigantesca xilografia dell’Arco trionfale, composta da 192 matrici, fu disegnata da Albrecht Dürer, Albrecht Altdorfer e Hans Springinklee nel periodo tra il 1515 e il 1517 – gli stemmi dei tre artisti sono rappresentati a destra ai piedi dell’arco trionfale. Nella sua concezione ricorda gli antichi archi di trionfo, oltre agli altari lignei a portelle. L’immensa opera xilografica ci trasmette potere, idee e passioni di Massimiliano I, dato che nei riquadri iconografici vengono illustrati, accanto a eventi storici, anche le molteplici doti dell’imperatore.

 

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Allo stesso modo il Corteo trionfale illustra dettagliatamente spirito di governo e virtù del sovrano asburgico: l’idea traeva ispirazione dai cortei borgognoni cui Massimiliano aveva assistito in prima persona, nonché dai due cicli iconografici italiani che raffiguravano il Trionfo di Cesare – uno direttamente del Mantegna. Eppure, con questo Trionfo egli creò qualcosa di completamente nuovo, non rappresentando soltanto il suo potere ma anche i suoi interessi personali, la caccia, la musica e l’arte, in alcuni fogli di eccezionale bellezza. Il ciclo, in parte perduto, superava i 100 metri di lunghezza: tra il 1516 e il 1518 fu realizzata la versione xilografica che rimase tuttavia incompiuta a causa della morte dell’imperatore; di essa si conoscono comunque 139 xilografie. In mostra si può ammirare una selezione di 45 fogli appartenenti a una copia a colori conservato a Graz.

Di certo, a conclusione della visita e dopo aver ammirato i dettagli impressi sui numerosi esemplari esposti provenienti dai musei di Innsbruck, Vienna, Graz e Stoccarda, si ha la conferma di come tra Rinascimento ed età moderna le notizie veicolate da immagini stampate siano state utile e fondamentale strumento politico di regnanti e imperatori, raggiungendo e impressionando un pubblico infinitamente più vasto rispetto a quello legato prettamente alla sfera della scrittura. Particolarmente si distinse Massimiliano I, imperatore colto, curioso e capace di trasmettere le sue gesta attraverso eccezionali opere che tendono un filo continuo tra 1519 e 2019.

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