Jojo Rabbit: la guerra vista con gli occhi di un bambino

jojo rabbit tavola

Domenico Bolledi – Catania

Jojo Rabbit del regista neozelandese Taika Waititi è un film di rara bellezza capace di far ridere a crepapelle e commuovere. Liberamente tratto dal libro Come semi d’autunno di Christine Leunens (Meridiano Zero, 2004), racconta gli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale visti con gli occhi di un bambino di dieci anni, interpretato magistralmente dal giovane Roman Griffin Davis, al debutto assoluto sul grande schermo.

Germania, 1945: la Seconda Guerra Mondiale è entrata nella sua fase finale con lo sbarco delle forze anglo-americane in Normandia il 6 giugno 1944. Il Terzo Reich è accerchiato sul fronte occidentale dagli alleati e sul fronte orientale dai sovietici ormai alle porte di Berlino. In questo contesto drammatico, in una non meglio precisata cittadina tedesca vive Johannes “Jojo” Betzler assieme alla madre Rosie (interpretata dall’incantevole Scarlett Johansson). Del padre poco sappiamo, le ultime notizie lo davano impegnato sul fronte italiano.

Un quarto componente della famiglia è la sorella Inge prematuramente morta a causa di un’influenza. Jojo è un bambino dolcissimo cresciuto a pane e nazismo, membro della Hitlerjugend (la Gioventù hitleriana) che trascorre la sue giornate in compagnia del suo amico immaginario, una versione infantile e clownesca di Adolf Hitler (interpretato dal regista stesso).

 

Se non avete ancora visto il film, non andate oltre. PERICOLO SPOILER!

 

L’obiettivo della pellicola è evidente sin dalle scene iniziali quando le immagini delle grandi parate della Gioventù Hitleriana scorrono sullo schermo accompagnate dalle canzoni dei Beatles. La prima scena che colpisce lo spettatore – e in cui la satira inizia a palesarsi –  è il momento in cui Jojo, in compagnia del suo migliore amico Yorki (Archie Yates), si recano al campo di addestramento della Hitlerjugend diretto dal capitano Klezendorf (interpretato da Sam Rockwell, premio oscar per Tre manifesti a Ebbing, Missouri) con l’aiuto dell’attendente Finkel (Alfie Allen, il Theon Greyjoy di GoT) e della Fräulein Rahm (Rebel Wilson).

Quella che agli occhi di Jojo sembra l’occasione per divertirsi con i coetanei in campeggio, in realtà pone all’attenzione dello spettatore tutta la brutalità del regime nazista che, nonostante l’imminente sconfitta, imperterrito continua nel programma di indottrinamento ideologico dei più piccoli e nell’addestramento degli stessi all’uso delle armi. Per Jojo è un incubo: inizialmente preso in giro dai ragazzi più grandi per essersi rifiutato di dimostrare il proprio coraggio uccidendo un coniglio (da qui il titolo del film), decide di reagire agli sberleffi e su spinta dell’amico immaginario lancia una granata che accidentalmente rimbalza esplodendo a pochi passi da lui e costandogli numerose ferite in tutto il corpo.

Tornato a casa e costretto a restare a riposo, svolgendo al più piccole mansioni quali l’affissione di manifesti propagandistici e la raccolta di ferraglia, Jojo scopre nella stanza della sorella un piccolo nascondiglio dove vive la giovane Elsa (Thomasin McKenzie), una ragazza ebrea a cui la madre ha dato protezione per sfuggire dalla deportazione. Inizialmente propenso a denunciarla alle autorità, viene convinto dalla giovane a desistere poiché la scoperta della ragazza nella sua casa avrebbe significato anche l’arresto della madre che l’ha ospitata in segreto. Di conseguenza Jojo non può che accettarne la presenza ma in cambio le chiede di rivelare tutti i “segreti ebrei” per trascriverli in un libro da consegnare al capitano Klezendorf.

Superata l’iniziale diffidenza, dovuta perlopiù alla retorica antisemita del regime nazista, i due iniziano a prendersi in simpatia. La giovane dileggia il protagonista raccontandogli storie fantasiose sui poteri di un ebreo, quali il lavaggio del cervello o la capacità di volare come un pipistrello. Jojo scrive delle lettere in cui finge di essere Nathan, il fidanzato della giovane, membro della resistenza tedesca.

La vita sembra proseguire tranquilla, quando nel corso delle sue mansioni Jojo scopre la madre lasciare piccoli volantini in giro per la città con cui invita la popolazione a ribellarsi al regime nazista. La tensione cresce quando la casa del protagonista viene perquisita dalla Gestapo il cui capitano Deertz (Stephen Marchant) interroga il giovane sulla sua famiglia e Elsa finge di essere la sorella del protagonista, riuscendo a ingannarli. Il pericolo sembra essere scampato, ma non è così.

Il film raggiunge il suo punto più drammatico quando gironzolando per la piazza cittadina Jojo fa una macabra scoperta: la madre Rosie è stata impiccata assieme ad altri cittadini con l’accusa di essere un’oppositrice politica. Jojo è distrutto dal dolore e capisce di essere ormai solo. Torna a casa disperato e tenta di accoltellare Elsa, ma non ci riesce e crolla a terra tra le lacrime.

Jojo and Hitler

Alla fine la guerra giunge sino alle porte di casa. L’accerchiamento delle forze alleate è definitivo, i soldati alzano le barricate per le strade della città e ci si prepara all’assedio. Jojo incontra il suo migliore amico Yorki, ormai divenuto soldato, che si lamenta della divisa di cartone che gli è stata data. Dopo una notte di bombardamenti aerei che radono al suolo parte della città, Jojo sceso per strada alla ricerca di cibo, incontrato nuovamente Yorki che gli comunica la morte di Hitler, viene controvoglia arruolato dalla Fräulein Rahm in un disperato e surreale tentativo di combattere le forze soverchianti dell’invasore. Catturato dai soldati sovietici, riesce a scappare grazie all’intervento del capitano Klezendorf, anch’esso già prigioniero, che si sacrifica allontanandolo e insultandolo dandogli dell’ebreo.

Rientrato a casa, trova Elsa desiderosa di sapere chi ha vinto la guerra. Jojo incerto nel volergli dire la verità in quanto spaventato che possa andarsene, le mente dicendogli che la Germania ha vinto e in seguito le rivela i suoi sentimenti. I due escono per strada, vedendo passare un mezzo di soldati americani Elsa capisce di essere libera e schiaffeggia Jojo per averle mentito. Il film si chiude con i due protagonisti che ballano allegramente.

 

ConclusioniFINE SPOILER

 

La storia della cinematografia è colma di pellicole sulla seconda guerra mondiale e sul nazismo. Il nazismo stesso è stato analizzato sotto molteplici punti di vista nel corso del tempo, in particolare riguardo l’orrore della Shoah. Indubbiamente il film del cineasta neozelandese è particolare perché riesce con una certa leggerezza a trattare l’argomento della guerra e dell’antisemitismo visto dalla prospettiva di un bambino.

Una black comedy dalla graffiante satira che accende ancora una volta i riflettori sull’orrore del nazismo puntando il dito contro il razzismo e l’elogio della violenza ritornati attuali in questo periodo.

jojo hitlerjugend

Il protagonista ci colpisce perché in lui rivediamo noi stessi da piccoli: da una parte il giovane desideroso di diventare adulto, per dimostrare il proprio coraggio, mettersi in mostra e farsi accettare dal gruppo, ma allo stesso tempo impacciato e timido, impaurito quando la guerra giunge alle porte di casa e terrorizzato quando gli eventi volgono al peggio. Seppur influenzato sin dalla tenera età dai dettami dell’ideologia nazista, in fin dei conti è solo un bambino come tanti altri e questo ci fa sorridere delle sue gaffe e ci fa venire la pelle d’oca nei momenti più bui.

Lo stesso Adolf Hitler, da sempre ritratto per quello che è stato, un personaggio privo di pietà, crudele e folle a dismisura, è stato rivisto in chiave infantile e buffonesca, spingendo lo spettatore quasi a sorridere di fronte alle sue gag e battute irriverenti.

Un ulteriore plauso al regista va fatto per la scelta del cast e il mix di attori affermati come Sam Rockwell e Scarlett Johansson e emergenti come Roman Griffin Davis e Thomasin McKenzie. Molto bene anche la scelta della colonna sonora che inizia con la versione tedesca di I Want To Hold Your Hand dei Beatles e si conclude con Heroes di David Bowie.

Insomma un film promosso a pieni voti che merita di essere visto e rivisto e non c’è da stupirsi per le sei nomination agli Oscar ricevute, tra cui quella per il miglior film e la miglior sceneggiatura non originale che peraltro ha meritatamente vinto.

 

Taika Waititi, Jojo Rabbit, TSG Entertainment, 2019