Breve storia di Hong Kong ad uso dei lettori

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Alessia Paolillo – Roma

Negli ultimi mesi si è sentito frequentemente parlare di Hong Kong e della crisi che la sta attraversando. Sul web impazzano articoli dedicati alla complessa vicenda seguita a livello mondiale. Proprio per questo motivo non ci si soffermerà sulla sua storia contemporanea. Quello che qui preme essere messo in luce è la storia, quella meno recente, di Hong Kong: quando è nata, come, quali eventi l’hanno interessata, per costruire dunque un profilo storico di questa “regione amministrativa speciale” oggi centro di numerosi dibattiti.

Facendo un lunghissimo salto indietro nella storia si scopre che a Hong Kong sono stati ritrovati resti funerari e incisioni nella roccia rintracciabili all’età della pietra. Dal 700 a.C. circa il suo territorio ospitò varie comunità aborigene di pescatori fino al 50 a.C., epoca in cui, sotto gli Han Occidentali (206 a.C. – 8 d.C.) venne inglobato sotto l’Impero Celeste. Da questo momento in poi andò via via aumentando il numero di individui di etnia Han (ad oggi la principale presente in Cina) trasferitisi nella zona.

 

 

Dal VII secolo d.C. il porto di Hong Kong giocò un ruolo fondamentale come crocevia della rotta della seta marittima che collegava Asia, Africa e Medio Oriente. Oltre alla seta, altri prodotti largamente esportati erano la porcellana e il tè, che spesso si alternavano all’importazione di spezie e tessuti dagli altri continenti.

Nata come punto strategico di incontri e scambi commerciali, Hong Kong continuò a crescere fino a diventare meta di forte interesse internazionale. Verso il 1500 arrivarono a solcare le sponde cinesi commercianti francesi, olandesi e portoghesi. Questi ultimi, addirittura, fondarono una loro base a Macao proprio nei pressi di Hong Kong avvicinandosi sempre più al cuore commerciale dell’Impero Celeste.  Nei tre secoli successivi molti altri intraprendenti europei si affacciarono sulle coste cinesi, risalendo anche verso Shanghai. Ciononostante, l’Impero cinese riusciva comunque ad esportare più di quanto importasse, essendo dotato di una struttura governativa molto ben consolidata. I prodotti cinesi erano, infatti, largamente richiesti in Europa, essendo diventati simbolo di sfarzo ed esotismo al punto da attirare sempre più benestanti clienti del Vecchio Continente. Dal canto loro i commercianti europei non avevano molto da offrire alla Cina, autosufficiente e avanzata tecnologicamente.

 

Hong Kong a metà XIX secolo

 

Per colmare questo grande deficit di esportazione, l’Inghilterra escogitò un modo per diventare indispensabile alla Cina: iniziò ad esportarvi l’oppio. Questa ingerenza economica portò presto il governo cinese (ai tempi ancora sotto la dinastia dei Qing, ultimo impero cinese) a porre verso il XVII secolo delle restrizioni sugli scambi commerciali europei, in modo da contenerne l’influenza. Le nuove leggi predisposte dalla corte di Pechino, per porre fine al fenomeno, furono regolarmente eluse dai mercanti stranieri che intrapresero illegali attività di contrabbando di oppio. La situazione creò nel Paese preoccupazioni sempre crescenti. Una delle maggiori fu il timore che la diffusione dell’oppio tra le classi più povere potesse favorire eventuali rivolte. Dopo che il governo cinese ebbe intrapreso una campagna antidroga per debellare il nemico inglese, nel 1839 scoppiò quella che è passata alla storia come la Prima Guerra dell’Oppio. Gli inglesi attaccarono su più fronti l’esercito cinese che si mostrò impreparato ad affrontare il nemico europeo. La guerra durò tre anni e alla fine, nel 1842, per poter giungere efficacemente ad un accordo di pace, l’Impero dei Qing cedette all’Inghilterra della regina Vittoria l’isola di Hong Kong firmando il trattato di Nanchino. Nel 1842 dunque Hong Kong entrò a far parte dell’Impero britannico oltreoceano, sebbene sempre con una formula che si avvicinava più ad un “affitto” che a una vera cessione coloniale.

Pochi anni dopo, nel 1851, nell’Impero Celeste insorse un’intensa rivolta popolare nota come la Rivolta dei Taiping (1851- 1864), che mise a dura prova la stabilità del Paese. In questo contesto così caotico si inserì la Seconda Guerra dell’Oppio (1856-1860). Essa scaturì dalla requisizione nel 1856 di una nave britannica con conseguente arresto dell’equipaggio e conseguente richiesta alla Cina da parte del governatore inglese di Hong Kong di immediato intervento per recuperare la suddetta nave. Alle prime resistenze cinesi seguirono dei bombardamenti inglesi che portarono in breve tempo la Cina a dover nuovamente riconoscere la superiorità militare dei propri avversari. Poco dopo, infatti, il Regno Unito richiese delle nuove concessioni ai cinesi per giungere alla pace. Tra queste vennero ritrattate le condizioni del commercio dell’oppio e fu garantita ai mercanti britannici il libero accesso a tutta la Cina con l’abolizione delle tasse per l’importazione di prodotti stranieri. Come in passato, i cinesi furono costretti ad accettare e a firmare i nuovi trattati, anche passati alla storia come “trattati ineguali”.

Nel 1898 l’imperatore Guangxu, sempre della dinastia Qing, con la Seconda Convenzione di Pechino concesse nuovamente in affitto per 99 anni al Regno Unito l’isola di Hong Kong. Sotto il controllo britannico Hong Kong venne trasformata in un hub commerciale e finanziario tra i più attivi al mondo. Il porto divenne snodo cruciale dei traffici nonché cuore pulsante della città. Dopo il 1949, anno di fondazione della Repubblica Popolare Cinese, la città vide un aumento vertiginoso del numero di dissidenti politici che fuggirono dal governo comunista per rifugiarsi nella concessione britannica.

 

Le proteste del 1967

 

La storia contemporanea di Hong Kong non ha visto solamente una crescita del proprio potere commerciale, ma è stata interessata anche da una serie di sommosse come quelle del 1967, anno in cui in città si scatenarono una serie di rivolte anti-colonialiste che portarono il governo britannico a dover intraprendere delle riforme politiche per sedare i rivoltosi.

Il vero boom economico la città lo ebbe negli anni ’70, quando la RPC intraprese la politica di apertura e riforma voluta da Deng Xiaoping. La città divenne il punto di contatto tra il crescente e nascente potere cinese e il resto del mondo. Col passare degli anni si era ormai avvicinato il tempo di rientro di Hong Kong sotto la sovranità cinese. Dopo lunghe negoziazioni, intraprese anche tra gli stessi Deng Xiaoping e il Primo Ministro britannico Margaret Thatcher, i due siglarono nel 1984 la futura restituzione di Hong Kong alla Repubblica Popolare Cinese. La dichiarazione sino-britannica decretò che Hong Kong sarebbe stata una “Regione Amministrativa Speciale” e avrebbe mantenuto il suo assetto, stabilito e costruito dal governo britannico nel precedente periodo di cessione, per altri 50 anni dal suo rientro nella RPC, stabilito per il primo luglio 1997. Hong Kong si sarebbe retta dunque sulla formula “Un Paese Due Sistemi” fino al suo ufficiale rientro nella RPC nel 2047.

 

La cerimonia di restituzione di Hong Kong alla Repubblica Popolare Cinese, nel 1997

 

È innegabile che le vicende che ora stanno scuotendo Hong Kong vedano la loro origine e la loro ragion d’essere proprio dal passato stesso della città. I tumulti fremono quotidianamente da ormai quattro mesi, segnando un nuovo passaggio indelebile nella sua storia. È probabile che proseguiranno per un altro periodo di tempo ed una cosa è certa: segneranno in nuovi e vari modi il DNA di Hong Kong.

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