Paolo Felluga – Trieste
In questo nuovo lavoro su un evento storico da lui precedentemente già affrontato, lo storico Eric Gobetti non si limita a presentare lo stato delle attuali conoscenze sugli avvenimenti delle foibe e dell’esodo. Il grande tema del libro è piuttosto quello dell’uso politico della memoria e della storia nella nostra società.
L’autore parte da una constatazione di un fatto. La visione ormai predominante è quella che poggia sulla definizione degli eventi delle foibe e dell’esodo come di scontri tra nazionalismi opposti, in cui i confini tra “buoni” e “cattivi”, tra vittime e carnefici, sono marcati nettamente dall’appartenenza nazionale. Questa narrazione regna incontrastata tanto nella società civile quanto nella politica e nei mass media. Da un lato vi sarebbero stati gli italiani, legittimamente presenti nelle zone dell’Istria e della Dalmazia per la storica presenza di popolazioni di lingua italiana in quelle aree; dall’altro gli “slavi”, sui quali non si indagano i legami con i territori e sulla totalità dei quali ricadono tutte le colpe e le responsabilità delle violenze nell’Alto Adriatico a partire dal 1943.
Tale visione comporta alcune importanti conseguenze. Innanzitutto, essa non tiene in conto del contesto storico, quello dell’Occupazione italiana e tedesca della Jugoslavia ma più in generale quello della storia della regione dell’Alto adriatico. Inoltre, essa soprassiede anche, e ciò è ancora più odioso, sul fatto che tanto le vittime delle foibe quanto i profughi dell’esodo non furono tutti italiani e tantomeno tutti fascisti: tra di loro vi furono sloveni e croati, italiani fascisti e non fascisti.
Infine, tacendo sulle responsabilità dirette che il fascismo ebbe nel processo che scatenò indicibili violenze nella regione dell’Alto Adriatico (e non solo), le foibe e l’esodo permettono di parificare gli indubbi drammi e le sofferenze patite da popolazioni – anche – italiane a quelle delle vittime del nazifascismo europeo. Così, ad ogni tentativo di far emergere qualsiasi minima e responsabilità italiana nelle violenze che hanno segnato il Novecento, il dramma di intere popolazioni viene riproposto strumentalmente attraverso un ritornello sempre più frequente: …e allora le foibe?
Il libro di Gobetti è visibilmente diretto, attraverso la presentazione di fatti storici ormai condivisi dalla storiografia italiana ed internazionale, alla demolizione dei falsi miti che compongono questa narrazione, che gode di sempre più consensi nella società italiana. Tutto ciò è ben visibile dall’organizzazione del libro, in cui ogni capitolo è dedicato ad un particolare stereotipo che l’autore sfata attraverso la rigorosa presentazione di dati e fatti.
“Questo libro nasce da un’urgenza”. La frase che appare nell’introduzione è un monito al lettore ed in poche parole racchiude il senso che sta alla base del lavoro di Gobetti. Gli eventi delle foibe, dell’esodo e quelli ad essi legati sono qui ricostruiti con un occhio fisso al presente. La tragedia delle foibe e il dramma dell’esodo segnarono in profondità la storia di un territorio e distrussero un popolo. Da questo dramma emersero due visioni, per lunghissimo tempo contrapposte e portatrici di memorie tra loro inconciliabili.
A ottant’anni da quegli avvenimenti rimane l’urgenza di cercare di riunire quei due popoli, attraverso la costruzione di una memoria comune e fedele ai fatti storici.
Tale urgenza è infine di più ampio respiro: togliere la storia dal giogo dell’uso politico, restituendole una voce propria, rinforzandone la dimensione scientifica data dal suo metodo, quello della fedeltà alle fonti e all’autonomia del lavoro dello storico rispetto agli interessi politici e alla sfera emozionale. Solo così si potrà dare una definitiva lettura di tutti i drammi del Novecento, smettendo di metterli tra loro in competizione e soprattutto di permetterne alcun uso strumentale; ma invece arrivando di conoscerli più a fondo, per cercare così di comprenderli.
Eric Gobetti
Laterza, Roma, 2021