Un libro di storia dietro un grande film: Dunkirk di Joshua Levine

Avviso per il lettore, quella che segue è la recensione del libro di J. Levine e non del film di Christopher Nolan.

Luca Scuro, Venezia –

 

«Una vera febbre d’evasione si era impadronita di questa massa d’uomini, ormai quasi disarmati, che, sulla sponda su cui erano ammucchiati, vedevano gli inglesi prendere il largo prima di loro» osservava sulla spiaggia della cittadina francese di Dunquerke il celebre storico francese Marc Bloch mentre assisteva impotente a quella “strana disfatta”.

 

Dunkirk (nella dizione anglofona) si trova a circa un’ora scarsa di macchina da Calais e dista ad appena una decina di chilometri dal confine belga.

Per via della sua posizione strategica il possesso della città fu a lungo conteso in età moderna per il controllo del porto che è il terzo più grande di Francia, ed è in questo luogo che nel maggio del 1940 convergeranno tutti i soldati della British Expeditionary Force (BEF), il contingente inglese inviato in supporto all’esercito francese nel settembre del 1939, i protagonisti di questo libro.

 

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Il colpo di falce del comandante tedesco von Manstein colse totalmente impreparate le forze alleate, aggirando la linea Maginot e attaccando attraverso la foresta delle Ardenne, costringendo così la BEF e le truppe francesi ad una lunga e frettolosa ritirata verso la costa, che i soldati raggiunsero con mezzi di fortunaalcuni furono visti persino a cavallo di vacche da latte.

L’alto comando inglese era indeciso sul da farsi, ma intanto la probabilità che si rendesse necessario evacuare la BEF diventava con il passare dei giorni sempre più una necessità. Dopo l’attraversamento tedesco del fiume Mosa, la strada per Parigi era ufficialmente aperta, così la pianificazione ed organizzazione dell’operazione Dynamo – che deriva il suo nome dalla sala del castello di Dover in cui l’ammiraglio Bertram Ramsay coordinava l’evacuazione – iniziò a prendere definitivamente forma sulla carta dei comandanti inglesi.

 

 

Diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare, Joshua Levine non è uno storico di professione o di formazione, nella sua carriera lavorativa ha fatto l’avvocato, l’attore teatrale, per poi approdare alla BBC svolgendo varie attività, finché nel 2006 ebbe l’idea di provare a scrivere il suo primo libro Forgotten Voices of the Blitz and the Battle for Britain, una storia orale della Battaglia d’Inghilterra a cui sarebbe presto seguita anche una della battaglia della Somme e diversi altri libri.

 

 

Scrivere sulla Seconda guerra mondiale non è facile, la bibliografia esistente è smisurata, persino difficile da quantificare, offrendo – al netto della canonica pubblicistica commerciale – una solida e profonda letteratura di riferimento con la quale ogni nuovo autore si deve misurare.

Da questo confronto Dunkirk di Levine ne esce molto bene, essendo un libro ben documentato e ricercato, pensato e scritto con l’ottica della divulgazione della Storia più che a un saggio sull’argomento.

L’opera difatti è imperniata attorno ad una vasta panoramica sulla cultura e vita dell’epoca, poiché l’autore lentamente trasforma il lettore nel soldato inglese ventenne con le scarpe inzuppate e la sabbia sferzata dal vento insinuatasi in ogni spazio dei suoi consunti vestiti, mentre da lontano il rumore dell’artiglieria tedesca diventa sempre più soffocante.

Questo peculiare aspetto di non limitare il libro alla tradizionale histoire bataille ma di raccontare più storie grazie alle fonti orali raccolte, ha permesso di far trasparire la quotidianità di quei momenti spesso difficili da ricostruire.

Nella lettura si incontrano spesso suggestivi aneddoti, ad esempio un plotone inglese durante il ripiegamento ed a digiuno da paio di giorni, senza pensarci troppo va all’assalto di una fabbrica di pan di zenzero incrociata lungo il cammino, facendo man bassa delle cassette di dolci, consapevole che però poco dopo avrebbe dovuto fare i conti con una forte influenza intestinale.

Oppure di un sergente maggiore che cercò in tutti i modi di spacciare la propria ragazza francese come soldato inglese, camuffata con tanto di uniforme ed elmetto, nella speranza di trovarle un passaggio in Inghilterra insieme a lui.

 

Joshua Levine

 

L’autore però non risparmia anche i feroci e crudi scontri con le truppe tedesche, senza tacere le atrocità commesse nei confronti dei prigionieri o le penose condizioni cui i soldati inglesi furono costretti restando sulla spiaggia nell’attesa di essere evacuati.

Parecchi non ressero lo stress delle scariche di mitragliatrice e delle bombe continuamente lanciate dagli Stuka, sviluppando una forma di shell shock analogo a quello già visto nella Prima guerra mondiale. Altri invece non reggendo l’attesa, per la disperazione furono visti dai loro compagni gettarsi in acqua e iniziare a nuotare freneticamente verso l’Inghilterra con ancora addosso tutto l’equipaggiamento pesante.

In conclusione Dunkirk è un buon libro che non mancherà di soddisfare la curiosità dell’appassionato di storia, anche se il tipo di narrazione quasi enciclopedico può risultare in alcuni punti interminabile e ripetitivo. Il lettore di storia militare invece, resterà probabilmente deluso da questa lettura, ma come già accennato lo stesso autore sottolinea come lo scopo della sua opera sia un altro e in questo ci riesce perfettamente.

J. Levine,
Dunkirk: La storia vera che ha ispirato il film,
Milano, HarperCollins, 2017
pp. 402