Domiziano: tiranno insaziabile o abile amministratore?

busto domiziano

Alessio Pimpinelli – Londra

Nel 96 d.C. Domiziano, l’ultimo imperatore della dinastia Flavia, fu ucciso in una congiura di palazzo. Subito dopo la morte, il Senato di Roma ne decretò la damnatio memoriae, ossia cancellazione di ogni suo atto e immagine: il nome del princeps fu eraso da iscrizioni, molte sue statue furono deturpate o distrutte, alcuni dei suoi editti furono revocati. A che cosa fu dovuta un’ostilità così accesa? L’immagine negativa che le fonti ci hanno tramandato di questo imperatore corrisponde a realtà?

Le carenti fonti storiche relative al regno di Domiziano (Svetonio, Cassio Dione, Tacito) donano un giudizio essenzialmente denigratorio del suo operato e della sua condotta. Il princeps è ricordato come una persona violenta, invidiosa, un calcolatore sempre pronto alla vendetta e a perseguire propri interessi personali con astuzia.  Al contrario, alcuni autori suoi contemporanei (Marziale, Stazio, Silio Italico) tendono invece ad elogiarne la condotta e il carattere.

Tale contrasto sottolinea come tutte queste fonti tendano a non essere obiettive e che ogni autore dietro al testo aveva un proprio scopo da perseguire. Marziale e Stazio, ad esempio, esaltarono la figura di Domiziano per ottenerne favori e benefici economici in cambio. Tacito e Cassio Dione, invece, erano membri ed eredi della tradizione senatoria, la classe che aveva risentito di più della politica domizianea. Domiziano non aveva mai fatto mistero della sua preferenza per uno stile autocratico di governo, in cui il centro del potere venne visibilmente spostato dal Senato alla corte imperiale.

Il princeps fu solito assegnare posti di rilievo nell’amministrazione a membri del ceto equestre o a propri liberti, riducendo così ulteriormente il reale potere dei senatori. Tale politica fu attuata secondo la convinzione che fiducia e lealtà fossero caratteri più importanti in un amministratore rispetto a natali illustri e nobiltà di rango; tutto ciò comportò l’ostilità dei senatori.

Si può affermare che la motivazione principale per cui Domiziano è passato alla storia come un tiranno crudele dalle fonti aristocratiche fu l’esecuzione di molti senatori durante il suo regno. Tali fonti assegnano questo comportamento ad uno spirito geloso e avaro: così facendo, Domiziano sarebbe entrato in possesso dei beni di queste persone con lo scopo di finanziare i propri lussi e vizi.

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In realtà, Domiziano fece uccidere “solamente” undici senatori durante i suoi quindici anni di regno (su un totale di circa trecento membri), esiliandone altrettanti, e, molto probabilmente, più a causa della loro corruzione o di alcune malefatte piuttosto che per avidità. Furono comunque tali esecuzioni a far esclamare a Tacito che “la libertà è adesso tornata, basta con questo tiranno!” (Vita di Agricola, capitoli 1-3) una volta che il princeps fu assassinato.

È comunque evidente dalle fonti disponibili che questo indurimento nei confronti dei senatori avvenne solamente durante gli ultimi anni di regno. Le esecuzioni presero per lo più luogo negli anni 90 d.C., soprattutto dopo la sventata e breve rivolta del generale Saturnino nell’ 89 d.C.

Storici contemporanei, come Brian Jones e Pat Southern, individuano l’origine di tale aumento nel graduale incupimento del carattere di Domiziano nei suoi ultimi anni di regno, durante i quali la naturale diffidenza dell’imperatore venne ad acuirsi ancora di più fino a quasi a tramutarsi in paranoia.

A seguito dei fatti sopra elencati, si può comprendere come tale visione negativa del principato domizianeo sia confluita e, successivamente, sia stata tramandata negli scritti di autori appartenenti all’ordine senatorio (sin dagli albori della storiografia romana, solo gli aristocratici si occupavano di scrivere storia). Tacito, in particolare, ebbe anche motivi personali per screditare Domiziano: era stato l’imperatore a richiamare suo suocero Agricola dalla Britannia, impedendogli di continuare le operazioni militari in Caledonia (moderna Scozia) e di conseguire ulteriori successi.

Tacito accusò Domiziano di aver agito in questo modo a causa della sua gelosia e attribuisce all’imperatore la colpa della repentina morte di Agricola poco dopo il suo rientro a Roma. In realtà, Domiziano ebbe motivazioni più pragmatiche per il richiamo di Agricola che semplice invidia. Negli stessi anni della campagna in Caledonia, infatti, iniziò ad essere necessario un maggiore impegno militare sulla frontiera danubiana, per via della minaccia dei Daci; una ridistribuzione di risorse e uomini si fece perciò sempre più pressante per affrontare tale problema, e la Caledonia passò così in secondo piano nella scala delle priorità militari e della sicurezza.

Che Domiziano fosse un uomo d’armi d’esperienza lo dimostra la reazione che i soldati e i pretoriani ebbero alla notizia della sua morte. A detta di Svetonio (Vita di Domiziano, capitolo 23), i soldati furono addolorati per il suo assassinio e “lo avrebbero vendicato, non fosse stato per la mancanza di un loro capo”.

Dacia romana

L’imperatore fu infatti il primo, dai tempi di Augusto, ad aver speso una gran parte del suo regno alle frontiere. Domiziano fu coinvolto personalmente nella spedizione militare contro la tribù germanica dei Catti nell’ 82/83 d.C. e nelle successive guerre difensive sul Danubio contro i Daci e i Sarmati. Questa sua “visibilità” di fronte alle truppe fu inoltre accompagnata dall’incremento di paghe e benefici per i soldati; tali spese furono possibili grazie alla forte economia e all’efficiente amministrazione caratterizzanti il suo regno.

Domiziano si occupò personalmente di ogni aspetto del governo. Durante il suo principato tenne costantemente sotto controllo il valore della moneta corrente per mantenerlo alto. La corruzione fu combattuta e una nuova posizione, il curator, venne creata per investigare l’abuso di fondi pubblici nelle città dell’impero. Persino Svetonio (Vita di Domiziano, capitolo 2) riconoscehe “durante il suo regno gli amministratori a Roma e nelle province furono più onesti e più contenuti che mai prima di allora”. L’alta disponibilità di fondi che derivò da tali politiche fu utilizzata non solo per spese militari, ma anche per ingenti opere pubbliche. Più di cinquanta edifici nella sola Roma furono costruiti, restaurati o completati durante il suo regno.

Alcuni famosi esempi sono il Foro Transitorio (inaugurato successivamente da Nerva), l’Arco di Tito nel Foro Romano, lo Stadio (l’attuale piazza Navona), il grande palazzo sul Palatino e l’inizio degli scavi per l’area che sarebbe stata successivamente occupata dal Foro di Traiano. Inoltre, a Domiziano si deve l’inizio della costruzione del limes (letteralmente confine), una serie di fortezze militari, accampamenti, avamposti e strade ideate cono scopo di migliorare la difesa dei confini.

denario tito domiziano

In tal senso, l’esempio più famoso è il limes sul fiume Reno. Ma Domiziano non si servì solo delle armi; egli infatti impiegò abilmente anche la diplomazia cercando di mettere le varie popolazioni le une contro le altre e di creare “stati cuscinetto” comandati da capi leali a Roma posizionati fra i territori romani e i popoli nemici. Nonostante tutte queste enormi e consistenti spese, alla sua morte le casse imperiali erano piene.

Domiziano è stato dunque accusato di essere un tiranno insaziabile che fece uccidere senatori solamente per gelosia e per prendere possesso dei loro beni, così da poterli sperperare in una vita opulenta e piena di vizi. In realtà, possiamo affermare come Domiziano sia stato invece un buon amministratore, attento ed accorto in ogni dettaglio, e che le spese e opere da lui attuate siano state possibili grazie ad un’abile politica amministrativa piuttosto che ad esecuzioni sommarie.

La figura di questo imperatore ci è stata tramandata in modo essenzialmente negativo (e il suo carattere schivo e ombroso non l’ha probabilmente favorito), ma è giusto ricordare come fu proprio grazie alla sua politica economica che le successive guerre di Traiano in Dacia furono possibili, di come Roma fu abbellita di monumenti che ancora oggi l’adornano e di come l’idea di limes venne ad essere concepita proprio durante il suo principato.

Letture consigliate:

E. Bianchi, Il Senato e la Damnatio Memoriae da Caligola a Domiziano, in “Politica Antica” numero 4, pp. 33-53, 2014

I.A. Carradice, Coinage and Finances in the Reign of Domitian, AD 81-96, British Archaeological Reports, Oxford, 1983

B. Jones, The Emperor Domitian, Routledge, London and New York, 1992

P. Southern, Domitian: Tragic Tyrant, Routledge, London and New York, 1997

K.H. Waters, The Character of Domitian, in “Phoenix”, numero 18, pp. 49-77, 1963


CASSIO DIONE, Storia Romana, Libro 67

MARZIALE, Epigrammata

STAZIO, Silvae

SVETONIO, Vita di Domiziano

TACITO, La Vita di Agricola