Un uomo in conflitto tra ideali, scelte e responsabilità: Winston Churchill raccontato ne “L’ora più buia” di Joe Wright

cinema, storia del cinema, storia contemporanea, seconda guerra mondiale, novecento, l'ora più buia, winston churchill

Vanessa Genova, Catania –

 

«Abbiamo di fronte molti, molti lunghi mesi di lotta e sofferenza! Anche se tanti vecchi e importanti Stati sono caduti nella morsa del dominio nazista, noi difenderemo la nostra isola quale che sia il prezzo da pagare! Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sulle piste di atterraggio, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline! Non ci arrenderemo mai! Perché senza vittoria non può esserci sopravvivenza!»

 

Winston Churchill, a distanza di anni, rimane un emblema storico del secolo scorso: l’ironico statista inglese – rappresentato nell’immaginario collettivo come un uomo dalla fisionomia corpulenta, con indosso un grande cappello e accompagnato dall’immancabile sigaro – è stato uno dei principali protagonisti del secondo conflitto mondiale.

La sua figura, un faro di speranza nel momento più difficile della storia del continente europeo, è diventata una delle più influenti della storia inglese, ispirando la realizzazione di numerosi saggi, romanzi, componimenti musicali, programmi televisivi e rappresentazioni teatrali e cinematografiche.

L’ultima opera dedicata a Churchill è arrivata nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 18 gennaio: si tratta del film Lora più buia (Darkest Hour), un biopic drammatico diretto dal regista inglese Joe Wright e scritto da Anthony McCarten, impreziosito dalla straordinaria performance dell’attore inglese Gary Oldman nei panni di Winston Churchill.

 

 

Il titolo, Lora più buia, fa riferimento a un momento decisivo della carriera politica dello statista inglese: la scelta, in veste di Primo ministro britannico, tra la stipula di un armistizio con il regime nazista del Terzo Reich e l’intervento ufficiale della Gran Bretagna nel conflitto armato che già stava dilaniando l’Europa continentale.

È lanno 1940 e l’esercito tedesco di Adolf Hitler minaccia di invadere la Gran Bretagna, così come già avvenuto nei mesi precedenti in Polonia, Danimarca e Norvegia. La situazione è difficile: il Belgio è appena caduto, la Francia è sull’orlo della resa e l’esercito inglese è accerchiato dalle truppe tedesche sulla spiaggia di Dunkerque.

Churchill, chiamato da re Giorgio VI (Ben Mendelsohn) per sostituire il Primo ministro uscente, Neville Chamberlain (Ronald Pickup), si ritrova invischiato in una grave situazione politica che scatena anche un profondo conflitto interiore: rinunciare ai propri ideali di libertà per stipulare una pace apparente con la Germania o proclamare ufficialmente guerra al nazismo e continuare a combattere in nome della democrazia?

Affrontando lo scetticismo del sovrano, l’incertezza dell’opinione pubblica e i contrasti con il Partito conservatore, Churchill è rappresentato mentre vive la sua ora più buia, quel momento critico che precedette la svolta decisiva della storia inglese ed europea durante la seconda guerra mondiale; sarà fondamentale, in questo passaggio, il supporto della moglie Clementine (Kristin Scott Thomas) e della segretaria Elizabeth Nel (Lily James).

 

 

L’ora più buia si rivela un grande lavoro di ricostruzione storica: ambientando il film nei luoghi angusti della politica inglese, Wright sceglie come sfondo un contesto claustrofobico, immerso in un’atmosfera fatta di dubbi e riflessioni, in cui a comandare è larte della parola; una caratteristica importante della figura di Churchill.

I lunghi dialoghi dal tono crudo e pungente, accompagnati da qualche sprazzo di humour inglese, lo rendono un notevole film dai tratti cupi e retorici. La forte interpretazione dell’attore Gary Oldman mostra, inoltre, la profonda complessità che definisce la figura di Churchill, con le sue incertezze e le sue paure, facendo luce su quei lati introspettivi dello statista inglese che minano l’immagine tradizionale del forte e sicuro Primo ministro britannico.

Non è un caso se, recentemente, Gary Oldman ha vinto il Golden Globe per il “Miglior attore drammatico” ed è stato candidato al premio Oscar 2018 come “Migliore attore” (per un totale di sei candidature del film agli Oscar, la cui cerimonia si terrà il 4 marzo).

Nonostante le evidenti difficoltà nel dar vita a una narrazione molto complessa e, a tratti, pesante, Lora più buia si rivela un film coinvolgente, soprattutto grazie alla scelta del regista di discostarsi dai precedenti lavori cinematografici dedicati a Churchill e di rielaborarne la figura su una base più introspettiva.

 

 

Chi fu, storicamente, Winston Churchill? Sir Winston Leonard Spencer Churchill nacque a Blenheim Palace, nella contea dell’Oxfordshire, il 30 novembre 1874, da una famiglia di origini aristocratiche. Entrò in politica a partire dal 1900, quando vinse il seggio di Oldham alle ultime elezioni generali d’età vittoriana, divenendo un deputato conservatore.

Nel 1903 Churchill iniziò ad allontanarsi dai conservatori, diventando un sostenitore del libero commercio e del liberalismo. Da quel momento iniziò la sua ascesa politica: nel 1910 divenne Ministro degli Interni e nel 1911 fu nominato Primo Lord dell’Ammiragliato, dedicandosi al rinnovamento e al rafforzamento della flotta della Royal Navy.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, era ancora a capo della Marina britannica e fu incolpato dell’insuccesso della Campagna di Gallipoli contro le difese turche. A causa di tale fallimento, nel 1915 la pressione dei conservatori fu talmente forte che Churchill si vide costretto a dare le dimissioni.

Dopo aver partecipato in prima persona alla guerra, come colonnello del VI battaglione dei Royal Scots Fusiliers, nel dopoguerra assunse la carica di Ministro della Guerra e Aeronautica, proponendo l’intervento armato della Gran Bretagna contro la rivoluzione russa, per combattere la minaccia del bolscevismo.

Nel 1924 si riavvicinò al partito conservatore e fu nominato Cancelliere dello Scacchiere sotto il governo di Stanley Baldwin (1924-29), promuovendo una severa politica deflazionistica. Dopo la caduta del governo di Baldwin e la sconfitta dei conservatori alle elezioni generali del 1929, Churchill si allontanò dal suo partito.

Nel 1939 la reputazione di Churchill in Inghilterra fu gravemente danneggiata a causa di un suo discorso pubblico a favore di Edoardo VIII, il quale aveva deciso di abdicare per sposare l’americana divorziata Wallis Simpson.

Gli storici sono tuttora divisi sui motivi che spinsero Churchill a sostenere la decisione di Edoardo VIII: da una parte, alcuni storici come A. J. P. Taylor lo ritengono un tentativo di danneggiare il governo dei laburisti; dall’altra, alcuni storici come R.R. James affermano che Churchill volesse aiutare realmente Edoardo VIII, dati i loro rapporti di amicizia; infine, altri storici, come Giorgio Galli, sostengono che Churchill volesse tenere lontano dagli scandali il sovrano a causa delle sue simpatie filonaziste.

 

 

Churchill criticò duramente la conciliante politica estera del governo di Chamberlain nei confronti dei regimi nazi-fascisti. Nominato nuovamente Primo Lord dell’Ammiragliato, nella riunione del Gabinetto di guerra del 4 settembre 1939, Churchill propose di attaccare l’esercito tedesco sulla Linea Sigfrido, per contrastare la pressione nazista sul fronte polacco, ma gli fu negato: l’assenza di reazione da parte dei governi britannici e francesi diedero la possibilità a Hitler di agire in maniera incontrastata.

Fu Churchill a muovere il primo passo, avviando un blocco navale nel Baltico e nel Mare del Nord per impedire il trasporto di materie prime verso la Germania: da quel momento, divenne un punto di riferimento per la Gran Bretagna.

Il 10 maggio 1940 il sovrano Giorgio VI, pur essendo contrario, lo mise a capo di un governo di coalizione, in seguito alle dimissioni di Chamberlain. Nonostante le opposizioni, Churchill seppe incarnare le speranze europee di resistenza e lotta contro la violenza dei regimi nazisti e fascisti.

Arrivato in un momento difficile, in cui gran parte degli stati dell’Europa continentale erano sull’orlo della resa alla Germania nazista, Churchill diede una grande prova di forza, rinunciando a stipulare una trattativa di pace con Hitler. Dopo aver portato in salvo 300.000 soldati anglo-francesi accerchiati sulla spiaggia di Dunkerque, il 4 giugno 1940 Churchill pronunciò alla Camera inglese uno dei suoi discorsi più famosi:

 

«Anche se un gran numero di antichi e famosi Paesi sono caduti o possono cadere nelle grinfie della Gestapo e di tutto l’odioso apparato del dominio nazista, noi non capitoleremo. Andremo avanti fino alla fine. Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e sugli oceani, combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell’aria, difenderemo la nostra isola, qualunque possa essere il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sulle piste d’atterraggio, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline. Non ci arrenderemo mai. E anche se, cosa che non voglio credere neanche per un momento, l’isola o gran parte di essa fosse soggiogata e affamata, il nostro Impero al di là dei mari, armato e sorvegliato dalla flotta britannica, porterebbe avanti la lotta finché, quando sarà il momento, il Nuovo Mondo, con tutto il suo potere e la sua forza, si farà avanti per la salvezza e la liberazione del vecchio»
(Winston Churchill alla Camera dei Comuni, 3 giugno 1940)

 

La sua strategia – basata sulla cooperazione dei Paesi europei con gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica contro il comune nemico nazista – svolse un ruolo fondamentale per la vittoria alleata: la scelta di Churchill di continuare la resistenza fu, quindi, lelemento decisivo per i successivi sviluppi della guerra. La Gran Bretagna divenne, infatti, la base per il contrattacco alleato del 1942-45, culminato nello sbarco in Normandia e nella liberazione dell’Europa occidentale.

 

 

Il ruolo di Churchill fu importante anche nel restaurare l’immagine della Francia di De Gaulle agli occhi dell’opinione pubblica, sostenendo la presenza francese tra i vincitori alla Conferenza di Jalta (febbraio 1945) e offrendogli un seggio, tutt’oggi permanente, nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Probabilmente, tale decisione aveva uno scopo politico ben preciso, ossia quello di avere a fianco della Gran Bretagna un’altra potenza coloniale europea in grado di bilanciare i poteri con le più grandi superpotenze anticoloniali: Stati Uniti e Unione Sovietica. Tuttavia, alcuni storici, come John Lukacs, sostengono l’idea dell’esistenza di un rapporto di reciproca stima tra Churchill e De Gaulle:

 

«Churchill comprendeva De Gaulle e lo rispettava; per quanto riguardava le loro concezioni della storia, Churchill e De Gaulle, due leader nazionali di destra, avevano molto più in comune di Churchill e Roosevelt».
(Lukacs, 2003, pp. 168-169)

 

Dopo la vittoria sulla Germania nel maggio 1945 e la fine del governo di coalizione, il 23 maggio 1945 Churchill formò un governo di transizione, ma il fallimento alle elezioni del 5 luglio lo costrinsero alle dimissioni.

Nel corso del secondo dopoguerra, Churchill propose una condotta politica prettamente antisovietica e promosse l’unione delle forze democratiche occidentali ed europee. Tornò a capo del governo nel 1951, tentando di riallacciare i rapporti con i sovietici, ma senza successo.

La regina Elisabetta II, salita al trono nel 1952, offrì a Churchill il titolo di “Duca di Londra”, ma lo rifiutò per permettere al figlio Randolph di non essere escluso dalla Camera dei Comuni, e accettò il cavalierato dell’Ordine della Giarrettiera.

Concluso il suo mandato, si ritirò definitivamente dalla politica nel 1964. Trascorse il resto della sua vita tra Chartwell e Londra, frequentando gli ambienti dell’alta società. Morì il 24 gennaio 1965 a Londra, alla veneranda età di 90 anni. Il suo funerale, celebrato nella cattedrale di St. Paul, raccolse rappresentanti politici di 112 nazioni e fu seguito in diretta televisiva da 350 milioni di persone.

LE LETTURE CONSIGLIATE