La Cattedrale e le origini della Chiesa di Napoli

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Enza Avellino – Napoli

La Cattedrale di Napoli, dedicata a Santa Maria Assunta, all’epoca di Carlo II (1285-1309) divenne il fulcro del rinnovamento della città, volto ad affermare il ruolo di Napoli come Capitale del Regno mutilato. Le prime notizie documentarie riguardo all’innalzamento della nuova Cattedrale, che sarebbe andata a sostituire la più antica dedicata al Salvatore, risalgono al 1294. Il 16 giugno dello stesso anno Carlo II (1285-1309)  emanò un documento a sostegno della ricostruzione della cattedrale, voluta dall’arcivescovo Filippo Minutolo. La consacrazione avvenne nel 1314 e l’istituzione di una nuova liturgia da parte del vescovo d’Ormont 1317 e ciò ci fa pensare che in quel periodo la chiesa fosse quasi del tutto praticabile.

La Cattedrale dell’Assunta fu costruita rapidamente e per la maggior parte durante la vita di Carlo II. Nel corso degli anni, a causa dei numerosi e disastrosi terremoti, la struttura venne restaurata e l’originaria atmosfera gotica andò dissolvendosi. Dal Settecento ad oggi, ciò che ha stuzzicato l’appetito degli storici e studiosi, è stata la ricerca della verità storica riguardo alla teoria sull’esistenza di due cattedrali a Napoli, facenti capo ad un vescovo e a due corpi clericali di pari diritti e poteri. Tale teoria, che si è venuta a trovare al centro di un articolato dibattito storiografico, non trae spunto da indagini archeologiche ma si sviluppò nel Settecento nell’ambito della redazione di carte processuali inerenti una causa giudiziaria riguardante una lite tra parrocchie e collegi clericali sul commercio delle esequie, argomento piuttosto spinoso in quel periodo. L’invenzione assunse una compiuta forma storiografica dopo la metà del Settecento, quando passò da un contesto giuridico a uno erudito.

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Tutto ebbe inizio nel 1713, quando monsignor Carminio Falcone, attraverso la pubblicazione di un volume dal titolo L’intera istoria della famiglia, vita, miracoli, traslazioni e culto del glorioso martire san Gennaro vescovo di Benevento, cittadino e principal protettore di Napoli, affermò che era stato il primo ad aver scoperto che l’antica Cattedrale del Salvatore, di cui abbiamo già fatto cenno, o Stefania, era in tutto distinta dalla chiesa di Santa Restituta, andata distrutta alla fine del Duecento e che perpetuava la sua memoria  nella Cappella del Salvatore, attuale Cappella Galeota, situata nel transetto della Cattedrale dell’Assunta. Secondo Falcone dunque, due erano state le cattedrali di Napoli: la più antica Santa Restituta, fondata da Costantino, in origine dedicata ai Santi Apostoli, e la Stefania fondata da Stefano I e dedicata al Salvatore.

L’invenzione di Falcone restò a lungo senza eco fino a quando non venne assunta dagli Ebdomadari della Cattedrale – un corpo clericale inferiore al Capitolo della Cattedrale – nel Settecento nell’ambito della controversia sul commercio delle esequie venutasi a creare con la Collegiata di San Giovanni Maggiore nel 1711. La disputa sulle esequie riguardava il privilegio di portare la croce della cattedrale fuori da quest’ultima con la stessa legittimità con cui l’avrebbero innalzata i canonici del Capitolo. Condurre funerali a pagamento era vietato perché contrastava con quanto prescritto dalle Sacre Scritture e il Capitolo della Cattedrale nel 1711, aveva rinnovato le conclusioni capitolari in materia di commercio delle esequie; ma gli Ebdomadari che erano disposti a tutto pur di non veder sparire dei privilegi che avevano acquisito negli anni per consuetudine ma mai formalizzati, si rifiutarono di rispettare le disposizioni capitolari continuando con la loro attività. Ciò sollevò le polemiche della Collegiata di San Giovanni che nel 1713 ottenne una sentenza in cui si vietava agli Ebdomadari di elevare da soli, senza il Capitolo, la Croce durante i funerali dei defunti appartenenti ad altre parrocchie della città.

Tale decisione ovviamente privava gli Ebdomadari di cospicue entrate pecuniarie e così si rivolsero al Capitolo dei Canonici che li appoggiò, probabilmente a causa delle tensioni che si erano venute a creare già alla fine del Seicento con la Collegiata di San Giovanni Maggiore. Agli Ebdomadari venne concesso di condurre i funerali a pagamento dei defunti estranei a condizione di non uscire soli innalzando le loro insegne nelle esequie degli estranei senza il Capitolo. Nel 1728 anche papa Benedetto XIII accolse la richiesta degli Ebdomadari affidando la risoluzione della causa al Cardinale Pignatelli che nel 1728 emise una sentenza a favore degli stessi affermando che questi ultimi fin dal IX secolo avevano innalzato la croce ovunque in città anche senza il Capitolo. Pignatelli dava dunque l’autorizzazione agli Ebdomadari a seguire da soli le esequie. La decisione del Cardinale sortì effetti importanti assieme alle proteste della collegiata di San Giovanni Maggiore.

Nel 1737 la causa che vedeva schierati su fronti opposti gli Ebdomadari della Cattedrale e la Collegiata di San Giovanni Maggiore fu celebrata davanti a Don Alessandro Tanario uditore della Sacra Rota. Nell’ambito della stessa si discusse in merito al diritto degli Ebdomadari ad utilizzare la cappa e il rocchetto nel celebrare i funerali degli estranei e ad innalzare la croce nel distretto delle altre parrocchie. La Sacra Rota affermò che gli Ebdomadari potevano far uso della cappa e del rocchetto ma riguardo alla croce l’istanza era da ricusare perché in contrasto sia con le Costituzioni sinoidali dalla Chiesa di Napoli sia con il diritto canonico. Solo il Capitolo poteva elevare la croce dalla Cattedrale.

Si decise in definitiva che in una chiesa non poteva esserci un doppio corpo canonicale per cui gli Ebdomadari non potevano avere gli stessi diritti dei canonici del Capitolo. La sentenza sottolineò lo status di subordinazione degli Ebdomadari rispetto ai Canonici. A questo punto gli Ebdomadari utilizzarono la teoria topografica di Falcone per riaffermare la loro legittimità ad innalzare la croce. L’eventuale esistenza di due cattedrali comportava la presenza di due capitoli distinti di pari poteri e il diritto degli Ebdomadari ad innalzare la croce durante i funerali. Da una parte vi era la Basilica di Santa Restituta, con il Capitolo dei Canonici della Cattedrale dell’Assunta e dall’altra la Stefania con il corpo degli Ebdomadari. Questi ultimi ritennero dunque che la loro croce fosse quella legittima in quanto precedentemente appartenuta alla distrutta Stefania e al suo Capitolo di fondazione.

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Così come afferma V. Lucherini “sostenere, nell’ambito di un processo giudiziario, che due erano state le Cattedrali di Napoli e due i corpi canonicali significava chiamare in causa pubblicamente la storia stessa della Chiesa di Napoli e mirare all’autorevolezza delle sue radici storiche”. Falcone quando teorizzò ciò non era assolutamente consapevole delle conseguenze. La disputa mise in discussione il ruolo dei Canonici nell’ambito della Cattedrale. Ovviamente la teoria topografica di Falcone, mostra diverse e profonde lacune; infatti attraverso una più attenta e puntuale analisi delle fonti, in particolare i Gesta episcoporum Neapolitanorum, testo tramandato dal Codice Vaticano Latino 5007, è stato dimostrato che esistette una sola Cattedrale che con il tempo assunse diverse denominazioni, che venne in parte distrutta per far spazio al nuovo corpo basilicale che si sviluppa lungo un asse perpendicolare rispetto a quello della più antica Cattedrale dedicata all’Assunta.

La Cattedrale del Salvatore assunse il titolo di Stefania e poi di Restituta, quando divenne ad esclusivo appannaggio del Capitolo in seguito al passaggio del testimone dalla vecchia alla nuova Cattedrale. Inoltre, è molto probabile che sia stato fatto un errore anche in merito all’attribuzione dei lavori della Stefania a Stefano I piuttosto che a Stefano II. La costruzione dell’Assunta comportò l’interruzione del vecchio organismo, la Basilica della Restituta, attraverso l’innalzamento di una parete che causò l’eliminazione della facciata, dell’atrio e della fronte dell’atrio. Attualmente la cattedrale dell’Assunta presenta la facciata in stile neogotico e gli interni rimaneggiati dove spicca il ricco soffitto a cassettoni settecentesco.

Nonostante la scomparsa della facies medievale possiamo ancora notare degli elementi che ci riportano a ciò che fu prima dei rimaneggiamenti, tra cui ad esempio i pilastri con fasci di colonne della navata centrale dell’Assunta che si elevano verso l’alto, segno distintivo dell’architettura angioina a Napoli e il mosaico  della Madonna in trono col Bambino fra i santi Gennaro e Restituta di Lello da Orvieto nella Cappella di Santa Maria del Principio nella Basilica della Restituta.

 

Le letture consigliate:

Vinni Lucherini, La cattedrale di Napoli. Storia, architettura, storiografia di un monumento medievale, Publications de l’Ecole francaise de Rome, Roma, 2009

Caroline Bruzelius, Le pietre di Napoli. L’architettura religiosa nell’Italia, 1266-1343, Viella Libreria editrice, Roma, 2005