Virtù più che virili: lettere di una nobildonna del Cinquecento, Beatrice Caetani

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Sermoneta e il Castello Caetani, panoramica.

Sara Cavatton, Verona –

 

“In questo luoco dove me ritrovo così solitario, et quasi privo di humana conversatione non sento altro refrigerio che mi consoli nell’adversità mie che le lettere di mei amorevoli”.

 

Così scrisse nel giugno del 1571 Beatrice Caetani, nobildonna appartenente a una delle più illustri casate della società romana. L’intero suo epistolario è stato recentemente pubblicato a cura di Caterina Fiorani col titolo «Virtù più che virili». Le lettere familiari di Beatrice Caetani Cesi (1557-1608). Si tratta di un prezioso contributo della collana di Viella La memoria restituita, che ha come fine l’edizione di testi prodotti da donne dal tardo medioevo fino all’età contemporanea. È di fatto un nuovo punto di riferimento per gli studi sulla scrittura al femminile. Normalmente, infatti, dare parola alle scrittrici-lettrici del passato non è un’operazione semplice a causa della scarsa presenza di fonti storiche di genere: documenti come quelli prodotti da Beatrice Caetani costituiscono dunque un prezioso strumento per delineare maggiormente quel tipo di identità.

 

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L’autrice delle oltre cinquanta lettere conservate nell’Archivio Caetani nacque a Sermoneta nel 1544 dall’unione di Bonifacio I Caetani con Caterina Pio di Savoia – nella stessa tenuta un secolo prima era venuto al mondo il celebre Aldo Manuzio. Le prime lettere di Beatrice sono indirizzate al padre e appaiono come esercitazioni grafiche e oratorie, riportando la descrizione dei progressi nell’educazione e alcune notizie sulla vita di corte; quelle successive dimostrano una reale dimestichezza con la scrittura data dalla continuità d’uso di tale forma di comunicazione. Ma cosa significava realmente essere donna a quell’epoca? Come si veniva cresciute? A quali compiti si doveva adempiere?

I momenti più significativi erano l’infanzia, l’adolescenza, il matrimonio, la maternità e la vedovanza; grande rilevanza avevano le attività di cura ed educazione dei figli, e quelle riguardanti l’amministrazione dei beni domestici. Lo dice indirettamente la stessa Beatrice nella sua prima lettera del 1557: “apprender quelle parti me se convegono come per governo della casa e per esempio delle mie sorelle fratelli minori”. Nonostante fossero i maschi delle classi medio-alte a beneficiare di un’educazione completa, l’Umanesimo e l’invenzione della stampa diedero un nuovo contributo alla realtà dell’istruzione e dell’alfabetizzazione di genere. Le giovani appartenenti alle classi più agiate venivano mandate in convento o usufruivano dei precettori privati che condividevano con i familiari maschi: questo fu anche il caso dei figli di Bonifacio Caetani. Beatrice venne educata insieme ai propri fratelli da vari maestri che insegnavano lettere, latino e musica. Divenne così una donna colta e istruita, via via partecipe dell’ambiente religioso-culturale romano in qualità di raffinata committente. Fortemente devota, sostenne confraternite e congregazioni come quella nel nome del Gesù a Sermoneta; comparve inoltre come testimone nella causa di beatificazione di san Filippo Neri.

Le sue scritture sottolineano ulteriormente come fosse amante delle arti (suonava il clavicembalo) e appassionata lettrice – proprio la lettura fu l’unica attività in grado di offrirle “refrigerio” nei momenti più solitari e difficili della sua esistenza. Nel 1566 così pregò il fidato segretario di casa Giovan Francesco Peranda: “Me facia piacere de manarme gli libri per la prima ochasione che non so in che pasar il tempo”. Per quanto non fossero molte le figure femminili che possedevano libri, a partire dal Cinquecento esisteva una molteplicità di situazioni in cui anche le donne, in quanto facenti parte della realtà urbana e quotidiana, potevano avere a che fare con la parola scritta e stampata. Inoltre, come ci indicano le lettere di Beatrice, nello spazio familiare e più intimo quella dello scrivere o di annotare informazioni era diventata ormai una pratica d’uso comune. Tra le opere presenti nelle biblioteche e negli inventari di alcune signore figurano testi di natura spirituale, libri di canzoni, manuali vari sull’arte della cucina e del ricamo. Anche i classici della letteratura e alcune famose edizioni contemporanee ebbero molto successo tra le donne: sappiamo che la stessa Beatrice fece richiesta al Peranda dell’Amadis di Grecia, romanzo cavalleresco spagnolo, tradotto e pubblicato su iniziativa dello stampatore-editore veneziano Michele Tramezzino. L’opera andò probabilmente ad aggiungersi a quelle già presenti nella biblioteca privata presso il palazzo di Acquasparta.

 

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Gli interni del castello

 

In seguito delle trasformazioni sociali ed economiche dell’epoca il valore culturale del leggere e dello scrivere anche al femminile crebbe progressivamente, rappresentando di fatto un’opportunità in grado di fornire conoscenza, saggezza, distinzione sociale, libertà. Le lettere qui prese in considerazione testimoniano per l’appunto il momento decisivo dell’ascesa politica della famiglia Caetani grazie a una studiata trama di legami matrimoniali – vedi le nozze di Beatrice con Angelo Cesi e quelle di uno dei fratelli di lei con Agnesina Colonna. Notevoli furono in ogni caso gli interlocutori della nobildonna, ai quali descriveva le proprie pene matrimoniali, gli avvenimenti familiari e le questioni politiche: dallo zio cardinale Niccolò al già citato segretario di casa, dai fratelli alla nipote Camilla Gaetani d’Aragona, non mancano poi le missive indirizzate agli intendenti degli affari in campagna nell’ottica del governo delle numerose proprietà. Beatrice riservò infatti una scrupolosa attenzione alle vicende economiche e amministrative di famiglia, partecipando persino alle sedute comunali nel feudo di Monticelli: anche per questo venne elogiata dal nipote Federico il Linceo che ne sottolineò le “virtù più che virili”.

Benché le lettere fossero già state notate dallo storico di famiglia Gelasio Caetani, questa pubblicazione rappresenta oggi un nuovo approfondimento su ciò che riguarda la storia dell’istruzione femminile, della socialità e della famiglia. Permette di conoscere sentimenti e attività di una donna finora poco nota ma soprattutto ne rivela i molteplici ruoli: non solo figlia, sposa, madre, ma anche dama aristocratica, devota, scrittrice.

 

C. Fiorani (a cura di),
«Virtù più che virili». Le lettere familiari di Beatrice Caetani Cesi (1557-1608),
con saggi di Rita Cosma e Manuel Vaquero Piñeiro,
Roma, Viella, 2017
pp. 124

 

LE ALTRE LETTURE CONSIGLIATE:

  • Palazzo Caetani. Bollettino della Fondazione Camillo Caetani, Edizioni di storia e letteratura, 3 (2015)
  • X. von Tippelskirch, Sotto controllo: letture femminili in Italia nella prima età moderna, Viella, 2011
  • S. F. Matthews Grieco, Sabina Brevaglieri, Monaca, moglie, serva, cortigiana: vita e immagine delle donne tra Rinascimento e Controriforma, Morgana Edizioni, 2001
  • G. Caetani, Domus Caietana. Storia documentata della famiglia Caetani, Edizioni Stianti, 1927-1933