Akhenaton il faraone eretico

Akhenaton 4

Martina Nasly Pegoraro – Padova

Akhenaton, conosciuto anche come “il faraone eretico”, era nato con il nome di Amenhotep IV, figlio secondogenito del grande faraone Amenhotep III e della regina Tiye della XVIII dinastia. Sarebbe dovuto succedere al padre il primogenito e fratello di Amenhotep IV, Tuthmosi, ma questi morì prematuramente attorno al 1353 a.C.. Amenhotep IV divenne così faraone probabilmente all’età di quindici anni e regnò per diciassette anni; giunto al suo quinto anno di reggenza, cambiò il suo nome in Akhenaton, “Servitore di Aton”.

La sua sposa reale fu la bellissima Nefertiti, figlia di un illustre personaggio di corte, e con lei ebbe sei figlie, ma generò anche un figlio maschio con una moglie secondaria, Tutankhamon. Akhenaton non cambiò solo il proprio nome, ma anche le radicate tradizioni religiose, per questo fu soprannominato “l’eretico”.

Fece edificare una nuova capitale e tentò di cambiare la struttura della società stessa. Era convinto che l’unico dio meritevole di adorazione fosse Aton, il disco solare, e proibì l’utilizzo del termine “dei”, i quali facevano parte del tradizionale e numeroso pantheon egizio.

Poiché nel mondo egizio religione e politica erano ambiti sostanzialmente inseparabili, vi furono delle inevitabili ripercussioni anche sul piano politico: l’instaurazione dell’atonosimo era, infatti, un tentativo di Akhenaton di opporsi alla casta sacerdotale, i quali, nel corso degli anni, si erano arricchiti sia dal punto di vista economico sia da quello della sfera amministrativo-politica; voleva difatti togliere loro il potere che minacciava quello del faraone stesso.

Aton era il dio visibile, il quale poteva essere avvicinato dai fedeli senza l’intervento di intermediari, ovvero dei sacerdoti. Akhenaton era il suo unico sacerdote e profeta.

O disco solare vivente,

quanto sei bello,

grande, splendente.

I tuoi raggi circondano le terre

Fino al limite di tutto ciò

Che hai creato

Come sono numerose le tue opere,

o dio unico,

a cui nessuno è uguale.

Hai creato la terra secondo il tuo desiderio

E gli uomini e il bestiame,

e tutto ciò che è nel cielo

quando riposi la terra è nelloscurità

come se fosse morta,

tutti i leoni escono dalla loro tana

tutti i serpenti mordono.

                                         “Inno al Sole” di Akhenaton

La nuova capitale del suo regno fu chiamata Akhetaton, “l’orizzonte di Aton”, ed oggi risponde al nome di Tell el-Amarna. La città fu costruita in pochissimo tempo e vi si trasferirono il faraone con la sua famiglia, ma anche militari, artigiani, scribi, scultori ed architetti. Al centro di Akhtetaton sorse il tempio Aton, un tempio molto diverso rispetto a quelli costruiti fino a quel momento: non c’erano stanze buie in cui era celebrato il culto, a differenza dei templi che noi definiremo “classici” in cui il culto era celebrato in sale buie il cui ingresso era permesso esclusivamente ai sacerdoti e in alcuni casi al regnante; vi erano molti cortili a cielo aperto e tutti potevano vedere l’altare di Aton.

Anche gli altri templi in suo onore presentavano le stesse caratteristiche con architetture a cielo aperto, in cui il dio poteva entrare nel suo luogo sacro attraverso la sua luminosità solare. La decisione rivoluzionaria del faraone non fu accolta positivamente da tutti, alcuni lo seguirono credendovi sinceramente, ma altri lo fecero nella speranza di ottenere un avanzamento di carriera più veloce.

Akhenaton si concentrò principalmente sulla diffusione della nuova religione e sulla costruzione della nuova capitale, perciò la sua politica estera, a differenza dei suoi predecessori, fu deludente. In questo periodo, vista la mancanza di attenzione da parte del faraone, gli Hittiti, potente popolo anatolico dedito all’espansione territoriale, insieme ai loro alleati, presero facilmente possesso di alcuni territori egizi dell’Asia e per questa perdita di territori fu incolpato il dio Aton, il quale divenne il simbolo dell’indebolimento dell’Egitto.

Akhenaton 3

Il faraone eretico non attuò una rivoluzione solamente in ambito religioso, ma anche in quello artistico. Mise, infatti, in discussione l’ancestrale “teologia dell’immagine”, secondo la quale l’immagine era l’incarnazione del modello d’origine che rappresentava gli esseri dell’Aldilà e che potevano discendere in essa. Il dio solare Aton non fu rappresentato secondo forme zoomorfe, come prima erano state rappresentate le altre divinità, ma tramite l’immagine di un disco solare da cui vengono sprigionati i raggi di luce, proprio come veniva visto dai suoi adulatori. Akhenaton si rivolgeva così ad Aton:

Ogni occhio può contemplare il tuo volto,

Quando sei il disco solare del giorno

Al di sopra della terra.

                                      “Inno al Sole” di Akhenaton

 Le numerose raffigurazioni che decoravano le pareti dei templi, in cui vi era rappresentato lo scambio rituale tra il faraone e le molte divinità, queste rappresentate con la forma d’immagine di culto senza dare alcun riferimento né di spazio né di tempo, furono sostituite da descrizioni molto precise dei gesti religiosi compiuti da Akhenaton, in particolare verso Aton.

Anche il sovrano, come Aton, mutò le proprie forme di rappresentazione che non si basavano più su dei canoni prestabiliti, ma rispecchiavano maggiormente le fattezze del sovrano stesso. I suoi tratti sono più androgini, i fianchi più ampi, mentre la vita è più stretta e si nota un allungamento delle dita delle mani, quasi come si vi fosse una falange in più.

Ritratti di Akhenaton

Antonio Crasto, egittologo non di formazione, ma dilettante, autore del libro L’Occhio di Horus Manetone aveva ragione!, ipotizza che la persona di Akhenaton non fosse maschile, bensì si trattasse di una donna travestita da uomo. Tale originale ipotesi fu avanzata ritenendo non corretta l’identificazione del ritrovamento della mummia di Akhenaton, da parte dell’archeologo egiziano Zahi Hawass, in una delle tre mummie rinvenute nella tomba di Amenhotep II, situata nella Valle dei Re, identificata come KV 35, in cui due di queste risultano essere di sesso femminile: Crasto appoggia l’idea che si possa trattare di Akhenaton e Nefertiti.

Non si sa se Nefertiti sia sopravvissuta dopo la morte del marito, e se lo ha fatto non sappiamo per quanto, ma le due mummie femminili della tomba KV 35 presentarono, al momento dello studio, delle gravi ferite, le quali probabilmente furono la causa della loro morte, e che vengono attribuite da Crasto a dei colpi inferti durante il colpo di stato, organizzato e messo in atto dall’esercito e dal clero sacerdotale di Amon, proprio contro Akhenaton. Secondo questa ipotesi perciò il regno di Akhenaton ha visto sul trono due figure femminili, Akhenaton e Nefertiti.

Alcuni studiosi, tra cui Alwyn Burridge, professore canadese dell’University of Toronto, sostengono che Akhenaton fosse affetto dalla sindrome di Marfan: si tratta di un’anomalia genetica che sviluppa tratti fisici come la malformazione delle dita, difficoltà cardiache congenite, malformazioni del palato e delle capacità visive; inoltre permette lo sviluppo di una faccia allungata, di un cranio anch’esso allungato e stretto e di un bacino più ampio. Altre caratteristiche prevedono un’altezza al di sopra della media e una differenza di proporzioni tra la parte superiore del corpo e gli arti inferiori.

Akhenaton 1

Akhenaton morì nel 1336 a.C., secondo Hutan Ashrafian, chirurgo dell’Imperial College di Londra, il faraone eretico morì per un attacco di epilessia del lobo temporale, malattia che spiegherebbe anche le visioni di tipo religioso che Akhenaton credeva di avere.

Dopo la sua morte i successori non continuarono i progetti religiosi di Akhenaton e dovettero concentrare la loro attenzione soprattutto sulla politica estera, la quale era stata abbandonata per diciassette anni. Il nome di Akhenaton subì una sorta di damnatio memoriae, su ordine del clero di Amon, e fu abbandonata la capitale da lui costruita. Per completare l’opera di restaurazione, furono infine ripristinati gli antichi templi e tutte le divinità del pantheon egizio.

Le letture consigliate:

N. Grimal, Storia dell’Antico Egitto, Laterza, Bari, 2007

H. A. Schlogl, L’Antico Egitto, Il Mulino, Bologna, 2005

A. Crasto, Hassaleh L’Occhio di Horus Manetone aveva ragione, Ugiat, Cagliari, 2007

M. Rosenbaum, Mystery of King Tut’s Death Solved?, “Abc News”, 14.09.2012