Volumi verticali e spazio orizzontale: architettura e arte si incontrano a Torino nel grattacielo di Renzo Piano

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Valentina Quitadamo, Torino –

Nella città di Torino, lungo la Spina 2, a poca distanza dal centro storico, si erge il grattacielo di Intesa Sanpaolo, progettato nel 2006 dallo studio RPBW dell’architetto Renzo Piano e ultimato nel 2015.

La Spina 2 – segmento della Spina centrale definita tale poiché è un’imponente arteria di comunicazione – è parte di un sistema stradale che mette in sequenza quattro grandi aree industriali dismesse, denominate: Spina 1, Spina 2, Spina 3 e Spina 4.

 

 

Nell’Ottocento quest’area urbana era una città nella città, delimitata dalla linea ferroviaria a est e dalla cinta daziaria a ovest, a cavallo dell’attuale corso Vittorio Emanuele II. A metà del secolo aveva una forte connotazione terziaria: le Carceri nuove di Giuseppe Pollani, il Mattatoio e il Mercato del bestiame, le caserme Lamarmora e Pugnani, le Officine delle Strade Ferrate.

In questi anni si iniziò a pensare ad un progetto per l’espansione della città verso nord-ovest, definito all’interno di un piano d’ampliamento, creando i presupposti per la costruzione della stazione di Porta Susa.

Il progetto di saldatura del nucleo antico alla zona di nuova urbanizzazione dell’ex-cittadella fu un nesso fondamentale per la definizione dei caratteri urbanistici della città preunitaria, con riflessi decisivi anche nel periodo successivo. Troviamo espressione di queste operazioni nel Piano d’ingrandimento della capitale (1850-1852).

La smilitarizzazione della Cittadella si concretizzò nel 1852 e la conseguente demolizione fu un elemento determinante nel processo di pianificazione e di costruzione della città, innescando precise scelte progettuali. La connessione urbanistica dell’area di nuova edificazione con il nucleo antico della città si realizzava sul rapporto di tipologie edilizie connotate dalla forte capacità abitativa.

Il progetto di nuova urbanizzazione era di Carlo Promis che costruì anche l’edificio della stazione di Porta Susa. I nuovi viali della scacchiera ortogonale di metà Ottocento risultarono assi rettori della struttura edificata. I portici continui servirono da collegamento della zona ovest con quella sud della città e la loro costruzione costituì una fase irreversibile per la definizione della struttura della città. Piazza Statuto, invece, fu progettata dall’architetto Giuseppe Bollati e dall’Italian Building Society Ldt, con Regio Decreto 11 giugno1851.

La cinta daziaria del 1853 fissò i caratteri del reticolo radio centrico della città consolidando i tracciati radiali delle antiche strade foranee: primo anello dei boulevard di impianto francese (corso Vittorio Emanuele II, Inghilterra, Principe Eugenio, Regina Margherita, San Maurizio).

Complessivamente tutto rimase inalterato sino al 1973, quando il Mattatoio e il Mercato vennero demoliti.

Il processo che portò alla trasformazione dell’area della Spina 2 ebbe inizio nella seconda metà degli anni ’80 del Novecento, cercando di costituire relazioni tra gli elementi di nuova progettazione sulle aree preesistenti, mentre in precedenza queste furono considerate come dei tasselli indipendenti, slegate tra loro per funzioni e forma.

Il disegno della Spina 2 elaborato da Gregotti e Cognardi all’inizio degli anni ’90 mostrò un approccio coerente con le nuove ideologie del secolo, discostandosi da quelle dell’Ottocento. La novità più importante fu l’introduzione della Spina centrale quale elemento collante e strutturante del tessuto urbano.

I progetti proposti avevano come idea di base la ricostruzione urbana in grandi aree dismesse. Le preesistenze dovevano essere eliminate per fare spazio a grandi volumi edilizi disposti su ampie distese di verde, riprendendo la definizione di griglie geometriche e gli allineamenti della città antica.

Il progetto per la Spina 2 si attuò parzialmente per motivazioni economiche e politiche. Si mantennero molte preesistenze nell’area, nacque un interesse per l’archeologia industriale e la tutela del suo patrimonio architettonico. Le modifiche tesero a riportare la strutturazione Ottocentesca dei tasselli indipendenti, senza alcun collegamento tra loro.

 

 

L’attuale Palazzo di Giustizia venne edificato negli anni ’90 quando elementi di nuova edilizia stavano nascendo.

Nel 2002 toccò alla stazione di Porta Susa: venne dismessa quella antica, senza demolire l’edificio, ancora oggi esistente e venne scelto il progetto di AREP per la costruzione della nuova stazione. La galleria ha un profilo curvilineo con vetro e acciaio, lunga 385 mt e larga 30 mt, disposta parallelamente alla Spina centrale e i binari interrati. Due torri erano previste all’incrocio con corso Vittorio, ma non furono realizzate.

Per la realizzazione del grattacielo Intesa Sanpaolo venne indetto un concorso a cui parteciparono sei studi di fama internazionale: Atelier Φ + Hiroshi Hara da Tokyo, Estudio Lamela da Madrid, Studio Daniel Libenskind da New York, MVRDV (Winy Maas, Jacob van Rijs e Nathalie de Vries) da Amsterdam, Dominique Perrault Architecture da Parigi e RPBW (Renzo Piano Building Workshop).

Questi i numeri del grattacielo: 166,26 mt di altezza per 38 piani fuori terra. Tecnologia altamente sostenibile, sistema di climatizzazione che sfrutta l’energia geotermica, con il prelievo e la restituzione di acqua di falda senza emissioni nocive nell’ambiente. L’illuminazione interna è regolata in base alla luce naturale, la facciata è a doppia pelle con lamelle di cristallo apribili. Il grattacielo è un insieme di dinamismo, efficienza energetica e funzionalità.

I locali interni fungono da uffici, auditorium, sale riunione e nella parte più alta è stato lasciato spazio ad un ristorante, un lounge bar (questi ultimi aperti al pubblico). Il verde è un elemento progettuale individuabile sia all’interno che all’esterno dell’edificio. All’esterno si trova il Giardino Grosa, concluso nel maggio del 2014, posto lungo il lato ovest del grattacielo.

Lo spazio è caratterizzato dalla presenza di betulle e aree gioco-relax per adulti e bambini. La serra bioclimatica è al 35° piano e si colloca lungo la scala sud. Ospita una grande varietà di specie arboree prevalentemente dell’area mediterranea. Dalla serra, guardando verso l’alto, si scorge lo spazio espositivo di 180 mq, al 36° piano.

Recentemente è stata esposta l’installazione luminosa a-cromative realizzata dallo studio Migliore+Servetto Architects, composta da due elementi: uno sospeso nella serra e l’altro collocato sulla terrazza al 35° piano.

 

 

Il 7 gennaio 2018 si è concluso uno degli eventi legati alla rassegna “l’Ospite illustre” proponendo l’esposizione temporanea di un’opera di rilievo, prestata a rotazione da musei italiani e internazionali, nelle maggiori sedi di Intesa Sanpaolo. L’artista ospitato nel periodo delle festività natalizie è stato il pittore fiorentino Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino (Monticelli di Firenze 17 novembre 1503, Firenze 26 novembre 1572). Allievo del Pontorno, fu al servizio della famiglia Medici, a Firenze, per la maggior parte della sua vita, con il dipinto Madonna con il Bambino, sant’Elisabetta e san Giovannino, prestato dal Museo e Real Bosco Capodimonte di Napoli.

Il dipinto, esposto al piano 36° del grattacielo, non ha una committenza certa, anche se si ipotizza possa essere di Firenze. La tela vede rappresentate due coppie di madre e figlio: Maria con Gesù e Sant’Elisabetta con San Giovanni Battista. Le due figure materne sono rappresentate in modo contrastante: Maria è ritratta giovane e indossa delle vesti eleganti e sgargianti, impreziosite da bottoni in pelle e da una spilla, dal colore intenso, posta sul petto a chiusura del mantello; Sant’Elisabetta è, in contrapposizione, anziana (storicamente corretto come da descrizione nel Vangelo), il volto rappresentato di profilo, le vesti povere dai colori tenui.

La figura del Battista è riconoscibile dalla presenza, in basso a destra, della pelle di cammello (nel Vangelo è descritto che viveva nel deserto, si cibava di locuste e si vestiva di pelle di cammello). Le figure del Gesù bambino e di Battista sono messe in relazione dalla rappresentazione del passaggio di una mela, simbolo del peccato originale: Battista dona la mela a Gesù per identificarlo come il redentore, colui che salverà l’umanità.

Nell’altra mano il Battista tiene, insieme a Maria, fiori, rose e gigli, simboli mariani. Le aureole simboleggiano la santità, mentre per l’identificazione del Cristo è utilizzata l’aureola crociata. Il libro chiuso in mano a Maria e quello aperto tra le mani di Elisabetta simboleggiano rispettivamente il Nuovo e l’Antico Testamento: il primo chiuso perché ancora da scrivere, narrando della vita di Gesù Cristo.

Non c’è un’ambientazione, ma lo sfondo è nero per mettere in risalto le figure. Il Bronzino si ispira all’opera di Michelangelo, per il quale nutre profonda ammirazione, rielabora il concetto di monumentalità dei corpi, rappresentando, oltre alla preziosità di forme e colori, note di tenera umanità.

 

 

La visita al grattacielo è stata un’esperienza altamente positiva, inoltre gli ospiti hanno avuto modo di provare emozioni che solo l’arte può trasmettere e, in questo caso, si è viaggiato dal Rinascimento alla contemporaneità, in piena sinergia con il contesto ambientale.

La velocità del cambiamento è direttamente proporzionale allo spazio percorso in unità di tempo. Questa è segnata nelle sue fasi più importanti dagli artefatti creati dall’uomo attraverso le arti e l’architettura.

Esistono luoghi in cui sembrano sovrapporsi diverse realtà, nelle quali coesistono forme del passato con nuove sperimentazioni futuristiche. Viene da chiedersi, in taluni casi, quale sia l’ospite e chi il padrone di casa. Poi però ti guardi intorno e capisci che potrebbero essere entrambi. Alzi lo sguardo e ti accorgi di come la pioggia cada indistintamente su ogni cosa e nel momento in cui un raggio di sole si affaccia, un arcobaleno abbraccia il vecchio e il nuovo. Almeno finché il nuovo non sarà pronto a essere se stesso e a conservare il vecchio nella sua memoria.

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Immagini nel testo elaborate a cura dell’autrice.